Attualità, Politica, Riflessioni, Storia

Sì a Divorzio e Aborto. Perché no all’Eutanasia?

In passato, la Chiesa si è opposta con forza quando in Italia si stava valutando la possibilità di emanare delle leggi in favore del divorzio e dell’aborto. Entrambi, infatti, sono atti condannati dalla Chiesa in quanto costituiscono peccato contro Dio. Dopo molti dibattiti e manifestazioni, il governo convertì la volontà popolare (confermata attraverso referendum) in legge.

Oggi, ricordiamo i periodi che precedettero quelle leggi con ammirazione, giudicando quei movimenti popolari come azioni coraggiose che ci hanno portato a delle vere e proprie conquiste: la conquista di diritti fondamentali. Attenzione, però: ciò che di fondamentale quelle leggi hanno riconosciuto è soprattutto la libertà di scelta. Dopo di esse, infatti, i cittadini sono diventati liberi di scegliere autonomamente il loro destino: non c’è più uno Stato che impone di continuare a vivere insieme ad una persona che non si ama più (o che, ancora peggio, sevizia); non c’è più uno Stato che impone il dovere di partorire ad ogni costo, anche se la madre rischia la vita o non potrà poi prendersi cura del nascituro. Ora il cittadino non è più costretto ad accettare il destino che qualcun altro gli ha imposto, ma diventa protagonista, artefice delle sue scelte e del suo destino. E si badi bene che nella quasi totalità dei casi, queste scelte sono sofferte e rappresentano solamente l’ultima tappa di un lungo e faticoso cammino caratterizzato da lotte, immenso dolore, delusione, sensazione di impotenza, rabbia, sconforto.

Ora la situazione si sta ripetendo per quanto riguarda l’eutanasia, e ancora una volta la Chiesa si oppone e cerca di convincere i suoi fedeli che, essendo peccato, bisogna impedire che lo Stato permetta ai cittadini di commetterlo (qui apro una piccolissima parentesi per sottolineare il fatto che un conto sono i comandamenti e i precetti religiosi, altra cosa sono le leggi e la Costituzione: sono sempre regole, che però appartengono a mondi diversi e distinti; bisogna quindi fare attenzione quando le si vuole mescolare altrimenti le conseguenze possono essere dannose).

Così come per il divorzio e l’aborto, anche per l’eutanasia e il cosiddetto testamento biologico il punto centrale della questione è la libera ed autonoma possibilità di scelta. In generale, tutte le decisioni che riguardano aspetti intimi e personali dovrebbero poter essere effettuate in libera autonomia e senza vincoli, senza che nessuno imponga su un altro la propria volontà. Ognuno deve disporre della propria vita come meglio crede.

L’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana (che secondo me è una delle più belle costituzioni) recita:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Secondo la nostra Costituzione dunque non si può imporre ad una persona di rimanere in vita forzatamente e a tutti i costi, se ciò implica ledere la sua dignità, violare il rispetto di quella stessa persona.

Ciò che molti cittadini chiedono è che venga riconosciuta dalla legge la possibilità di decidere.

Oggi diamo per scontato il diritto di poter scegliere di abortire o divorziare. Spero che un giorno potremo fare lo stesso per l’eutanasia.

Attualità, Riflessioni

La filosofia (e l’eutanasia passiva)

Di seguito riporto alcune frasi riguardanti il dibattito sull’eutanasia passiva (in particolare inerenti al caso di Piergiorgio Welby) dette dal filosofo Giovanni Reale, tratte da un articolo apparso sul Corriere della sera.

Chi crede in Dio sa che la vita è un dono e va vissuta fino in fondo. Tuttavia bisogna stare attenti: sotto le nobili intenzioni di prolungare la vita con le tecnologie oggi disponibili, può nascondersi l’insidia di un pensiero che fa dell’uomo un ostaggio della tecnica. Di conseguenza dobbiamo guardarci dal pericolo di trasformare la sacralità della vita nella sacralità della tecnica.
Un presupposto ricorrente è che l’onnipotenza della tecnologia implica che se una cosa è fattibile, la si debba fare in ogni caso. Bisogna prolungare la vita a tutti i costi proprio perché si può fare!
Quando uno vive attaccato a una macchina, è lui che vive o è la macchina che vive per lui? Chi dice di non volere la macchina non dà la morte a se stesso né chiede di farlo, semplicemente accetta la morte inevitabile. Rifiuta l’accanimento. Pensa: non voglio procurarmi la morte ma accetto di non poterla impedire. E questa è saggezza.
E’ più cristiano chi accetta la morte o quello che, credendo di esserlo, gli impone il carcere d’una macchina?

Questa riflessione mi ha fatto capire alcune cose, non tanto sull’argomento trattato (di cui ho già parlato tempo fa su questo mio blog) bensì su un altro aspetto.
Contrariamente a ciò che sostenevo (soprattutto, lo ammetto [grazie a Socrate], a causa della mia ignoranza), ho capito che la filosofia è la scienza più importante e più utile di tutte e i filosofi sono necessari, ora più che mai. In questo mondo in cui la velocità è una virtù ed è apprezzata la conoscenza specializzata e ristretta ad un settore, è indispensabile fermarsi a riflettere specialmente su argomenti generali, per evitare di perdere di vista le cose giuste. La filosofia si occupa proprio di questo: porre interrogativi su tutti gli argomenti, per ricercare la verità. Per questo, ora più che mai, i filosofi sono indispensabili!
Sono convinto che se fossimo governati sotto la guida dei filosofi, il mondo sarebbe migliore.

Come vedere spuntare il sole dall’altra parte di un muro
E falegnami e filosofi fabbricare il futuro

(Il vestito del violinista – Francesco De Gregori)

Attualità

Eutanasia

Ieri sera, un telegiornale ha trasmesso l’appello di un uomo al Presidente della Repubblica. L’uomo è costretto a stare in un letto tutto il giorno, immobile, e riesce a parlare solamente tramite la voce elettronica di un computer, al quale egli è collegato tramite un tubo.
Assistere a quella scena è stato impressionante: la voce artificiale dell’uomo spiegava che ormai non c’è più alcuna speranza, l’unica cosa che può fare è aspettare la morte; e intanto l’unica cosa che si muoveva del corpo dell’uomo erano i suoi occhi, pieni di commozione. Le parole dell’uomo analizzavano la situazione in maniera oggettiva, senza esprimere giudizi o pareri personali; si capiva che quelle parole erano il risultato di molte lunghe profonde riflessioni.

Io, uomo di scienza, non sono mai riuscito ad arrivare ad una conclusione definitiva, riguardo all’eutanasia.

  • CONTRARIO” perché la scienza fa progressi ed è imprevedibile. Ciò che oggi è inguaribile, domani potrebbe essere guarito.
  • FAVOREVOLE” perché la volontà delle persone deve essere rispettata.

L’eutanasia (dal greco, “buona morte”) è una pratica che procura la morte in maniera non dolorosa a persone o ad animali allo scopo di eliminare la sofferenza negli ultimi momenti della vita.
Esistono 3 tipi di pratiche.

  • Eutanasia attiva: si provoca attivamente la morte del malato, per esempio attraverso la somministrazione di sostanze tossiche.
  • Eutanasia passiva: si provoca la morte del malato indirettamente, sospendendo le cure.
  • Suicidio assistito: al malato vengono forniti i mezzi per suicidarsi in modo non doloroso.

Io penso che l’eutanasia passiva debba essere concessa a quei pazienti terminali che ne facciano richiesta e che si trovano in situazioni estreme, in cui è evidente la sofferenza che l’uomo sta subendo (come quello che ho descritto all’inizio).
Il suicidio assistito non mi sembra giusto: se un uomo vuole smettere di vivere, può essere accontentato dalla morte naturale (caso che ricade nel precedente, eutanasia passiva) oppure può uccidersi da solo, con i propri mezzi (suicidio, ma non assistito).
Infine, secondo me, l’eutanasia attiva è più vicina al suicidio assistito rispetto all’eutanasia passiva, perché prevede l’intervento diretto di una persona esterna; quindi tenderei a vietarla.

Comunque è molto difficile esprimere un parere riguardo l’eutanasia perché sono coinvolti i campi morale, religioso, legislativo, scientifico, filosofico e politico. Inoltre, sarebbe necessario valutare con cura ogni caso.
L’unica cosa di cui sono assolutamente sicuro è che storie come quella che ho visto ieri sera mi rendono profondamente triste, e gli uomini coinvolti mi fanno pena. Perciò trovo la loro richiesta comprensibile e più che ragionevole.