Attualità, Citazioni, Politica, Riflessioni

La rabbia giusta dell’Italia

The Lightning Tree
© Christopher K. Eaton / Terra Photographica

In questo momento buio per l’Italia, dove chi poteva e può iniziare a porre rimedio invece spende parole per cercare di dare la colpa della paralisi ad una non meglio precisata “crisi”, in questo momento in cui i valori vengono dispensati in base a calcoli di convenienza o allo share, in questo momento in cui la drammatica situazione spinge molti a provare disgusto, rabbia, repulsione, spingendoli a trovare qualcuno di diverso contro il quale accanirsi per sfogare l’ira… vi propongo una poesia indirizzata, solo in apparenza, ai bambini. Perché, a volte, nei momenti difficili in cui si perde il controllo, i bambini riescono a rinsavirci con la loro semplicità.

Tu dici che la rabbia che ha ragione
È rabbia giusta e si chiama indignazione
Guardi il telegiornale
Ti arrabbi contro tutta quella gente
Ma poi cambi canale e non fai niente

Io la mia rabbia giusta
Voglio tenerla in cuore
Io voglio coltivarla come un fiore

Vedere come cresce
Cosa ne esce
Cosa fiorisce quando arriva la stagione
Vedere se diventa indignazione

E se diventa, voglio tenerla tesa
Come un’offesa
Come una brace che resta accesa in fondo

E non cambia canale
Cambia il mondo.

(Rima della rabbia giusta, Bruno Tognolini)

Attualità, Citazioni, Politica, Riflessioni, Storia

Tutti sulla stessa barca

Lampedusa è stata abbandonata dallo Stato Italiano, così come lo Stato Italiano è stato abbandonato dall’Unione Europea.

E’ inutile accusarsi a vicenda alla ricerca della pecora nera (persona, stato o organizzazione che sia) responsabile del problema, causa madre di tutta questa scomoda situazione. Il problema che sta alla radice è che gli esseri umani sono istintivamente egoisti. Lo sono per natura: l’istinto di sopravvivenza della specie ci spinge ad esserlo.

Ai giorni nostri, l’egoismo ci porta ad essere favorevoli a determinate questioni discutibili a patto che esse abbiano un impatto positivo sulla nostra vita e l’eventuale danno non abbia alcuna ricaduta su di noi. Non importa se saranno altri a doversi accollare la responsabilità di gestire le conseguenze negative.

Questo è vero, ad esempio, per la questione dei termovalorizzatori (più correttamente chiamati inceneritori). Vengono considerati un male necessario: servono a smaltire i rifiuti, ma a causa del loro impatto sull’ambiente e la salute, nessuno li vuole accanto alla propria casa.

E’ vero per le centrali nucleari. Producono un’enorme quantità di energia in breve tempo, ma sono costosissime (sia da realizzare, che da dismettere una volta cessata la loro vita produttiva) e producono scorie radioattive pericolosissime che nessuno sa come fare a smaltire. Le persone che ora si dicono favorevoli alle centrali nucleari o sono disinformate oppure pensano solamente al beneficio che ne potranno trarre direttamente, senza pensare che il costo dello smantellamento dell’impianto sarà a carico dei cittadini delle generazioni successive, o che gli scienziati in futuro si troveranno costretti a dover trovare una soluzione al problema delle scorie prodotte, o che, peggio ancora, potrebbe verificarsi una catastrofe (che però, a quel punto, diventerà un problema che va al di là dei confini statali).

E, infine, per tornare all’argomento introduttivo, è vero per la questione degli immigrati; in particolare, gli immigrati arabi che in questo periodo stanno arrivando numerosi in Italia e che si trovano bloccati a Lampedusa, così come a Ventimiglia. Tutti sono d’accordo sul fatto che sia giusto aiutarli (stanno scappando da guerre e da pessime condizioni di vita) ma nessuno li vuole nel proprio paese.

Addirittura, ora, qui in Italia, citando una legge voluta dalla Lega, alcuni li chiamano “clandestini”, dimenticandosi che essi non sono venuti in Italia dopo aver progettato un piano delinquenziale segreto, ma sono semplicemente scappati dal loro paese verso la meta più vicina avente le sembianze di una terra libera e democratica. (Oltretutto, la Lega addita questi “clandestini” come uno dei mali maggiori da combattere, accaparrandosi così i voti di migliaia di gente superficiale, per poi vantarsi del fatto che la Lega ha maggiore consenso al nord, proprio dove le fabbriche vanno avanti perché si avvalgono del lavoro degli immigrati e, senza di essi, probabilmente fallirebbero).

A quanto pare, gli immigrati sono considerati esseri umani solamente quando li si usa per farsi belli davanti agli altri (dichiarando, ad esempio, che bisogna accoglierli per garantire loro i diritti umanitari di cui necessitano), per poi diventare solamente dei volgari numeri quando ce li si trova davanti: “11.285 sbarchi”, “una nave per prelevare i primi 1000 tunisini”, “1.200 migranti nelle ultime 24 ore”, “18.000 clandestini sbarcati a Lampedusa”, “850 posti nel centro di accoglienza”, …

E’ gente come te e me, o sono numeri da scaricare?
(“Numeri da scaricare”, Francesco De Gregori)

Attualità, Politica, Riflessioni, Storia

Sì a Divorzio e Aborto. Perché no all’Eutanasia?

In passato, la Chiesa si è opposta con forza quando in Italia si stava valutando la possibilità di emanare delle leggi in favore del divorzio e dell’aborto. Entrambi, infatti, sono atti condannati dalla Chiesa in quanto costituiscono peccato contro Dio. Dopo molti dibattiti e manifestazioni, il governo convertì la volontà popolare (confermata attraverso referendum) in legge.

Oggi, ricordiamo i periodi che precedettero quelle leggi con ammirazione, giudicando quei movimenti popolari come azioni coraggiose che ci hanno portato a delle vere e proprie conquiste: la conquista di diritti fondamentali. Attenzione, però: ciò che di fondamentale quelle leggi hanno riconosciuto è soprattutto la libertà di scelta. Dopo di esse, infatti, i cittadini sono diventati liberi di scegliere autonomamente il loro destino: non c’è più uno Stato che impone di continuare a vivere insieme ad una persona che non si ama più (o che, ancora peggio, sevizia); non c’è più uno Stato che impone il dovere di partorire ad ogni costo, anche se la madre rischia la vita o non potrà poi prendersi cura del nascituro. Ora il cittadino non è più costretto ad accettare il destino che qualcun altro gli ha imposto, ma diventa protagonista, artefice delle sue scelte e del suo destino. E si badi bene che nella quasi totalità dei casi, queste scelte sono sofferte e rappresentano solamente l’ultima tappa di un lungo e faticoso cammino caratterizzato da lotte, immenso dolore, delusione, sensazione di impotenza, rabbia, sconforto.

Ora la situazione si sta ripetendo per quanto riguarda l’eutanasia, e ancora una volta la Chiesa si oppone e cerca di convincere i suoi fedeli che, essendo peccato, bisogna impedire che lo Stato permetta ai cittadini di commetterlo (qui apro una piccolissima parentesi per sottolineare il fatto che un conto sono i comandamenti e i precetti religiosi, altra cosa sono le leggi e la Costituzione: sono sempre regole, che però appartengono a mondi diversi e distinti; bisogna quindi fare attenzione quando le si vuole mescolare altrimenti le conseguenze possono essere dannose).

Così come per il divorzio e l’aborto, anche per l’eutanasia e il cosiddetto testamento biologico il punto centrale della questione è la libera ed autonoma possibilità di scelta. In generale, tutte le decisioni che riguardano aspetti intimi e personali dovrebbero poter essere effettuate in libera autonomia e senza vincoli, senza che nessuno imponga su un altro la propria volontà. Ognuno deve disporre della propria vita come meglio crede.

L’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana (che secondo me è una delle più belle costituzioni) recita:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Secondo la nostra Costituzione dunque non si può imporre ad una persona di rimanere in vita forzatamente e a tutti i costi, se ciò implica ledere la sua dignità, violare il rispetto di quella stessa persona.

Ciò che molti cittadini chiedono è che venga riconosciuta dalla legge la possibilità di decidere.

Oggi diamo per scontato il diritto di poter scegliere di abortire o divorziare. Spero che un giorno potremo fare lo stesso per l’eutanasia.

Politica

L’America non è l’Italia

In questi giorni tutti i mezzi di comunicazione si prodigano per tenerci aggiornati su quanto accade in America: le prime pagine dei giornali così come i servizi di apertura dei telegiornali sono dedicati al nuovo presidente americano, alle mosse della campagna elettorale americana, ai passi futuri dell’America. Perfino i talk show vengono addobbati con stelle e strisce.
Se lo spazio di 30 minuti riservato ad un telegiornale viene suddiviso in circa 10-15 minuti di notizie dall’America, 8-10 minuti di cronaca nera, 4-5 minuti finali di ricette gastronomiche e/o gossip, rimangono meno di 4-5 minuti per aggiornarci sulle decisioni che qualcuno prende alle nostre spalle e che influiscono pesantemente sul nostro futuro (il quale purtroppo non esita a trasformarsi in presente, velocemente, silenziosamente ed inesorabilmente). Mi appare lecito quindi sospettare che la situazione americana sia solo un pretesto, un diversivo per distrarre gli italiani in modo da non farli pensare alla loro grave condizione, che sta degenerando sempre più, ed evitare che si pongano domande che mettano in discussione le decisioni prese dall’alto. Ma non voglio addentrarmi in questo discorso perché non sarei in grado di trattarlo esaustivamente con un piccolo intervento su un blog insignificante come questo; per il momento, sorvolo su questa considerazione e assecondo i mass-media continuando a parlare del “sogno americano”…

Dunque, perché Barack Obama ha vinto? (Ecco, riapro una piccola parentesi per dire che non mi pare la cosa migliore, parlare di “vittoria”… come se tutto quanto fosse un gioco, che finisce non appena si decreta il vincitore, accettando – come accade in ogni gioco – che si possa pure barare o giocare sporco.)
Non c’è un unico motivo: le sue idee controcorrente vicine ai poveri anziché ai potenti, ma anche – bisogna dirlo – il colore della sua pelle… ma tutto questo non sarebbe bastato! Se in Italia la sinistra avesse proposto le stesse identiche idee di Obama (che in America lo hanno fatto vincere con un plebiscito), non sarebbe comunque riuscita ad essere eletta. Perché? Perché in Italia c’è Berlusconi, che è il più grande comunicatore esistente. Credo sia questo il fattore determinante per l’elezione di Berlusconi in Italia e quella di Obama in America. Sia Berlusconi che Obama sono grandi comunicatori, sanno come convincere gli astanti!
Al giorno d’oggi, la tecnologia pervasiva non fa altro che aumentare il flusso di informazioni che giunge ad ogni individuo, il quale essendo travolto da quel flusso ha difficoltà a verificare le informazioni e a ragionare su di esse. Ecco dunque che la comunicazione gioca un ruolo determinante a formare il pensiero delle persone. La forma con cui le informazioni sono presentate è molto più rilevante delle informazioni stesse: la forma conta più del contenuto.
Berlusconi è pienamente consapevole di questa cosa e la usa, sornione, per offuscare alcuni suoi atteggiamenti discutibili. Pure Obama ne è consapevole, ma la sfrutta per diffondere il più possibile il suo messaggio benevolo e coraggioso.

Perché affermo che Obama, come Berlusconi, è un grande comunicatore? Beh, mentre Berlusconi fu il primo ad associare un inno ad un partito politico (ai tempi di Forza Italia, nome scelto accuratamente in modo che potesse facilmente entrare nella testa di un popolo abituato agli slogan del mondo calcistico), Obama ha adottato e continuato a ripetere il potente messaggio “Yes, we can!” (“Sì, possiamo!”), seguito dagli altrettanto efficaci “Change can happen” (“Un cambiamento è possibile”) o “Change, we can believe in” (“Cambiamento, ci possiamo credere”). Inoltre, Obama ha prestato particolare attenzione al sempre più grande mondo digitale: ha fatto costruire un bellissimo ed enorme sito Web personale (http://www.barackobama.com) in cui raccogliere donazioni, tenere aggiornate le persone inserendo filmati ed interventi nel blog, vendere gadgets (magliette, cappellini, tazze, adesivi…), e perfino lasciare l’opportunità di iscriversi alla newsletter e alla ricezione di notizie via SMS, fino ad arrivare all’opportunità di scaricare le suonerie per il cellulare. Ma non finisce qui! Ha creato un gruppo su Facebook, una pagina su MySpace, raccolto i suoi filmati su YouTube, le sue foto su Flickr, ha descritto il suo profilo su LinkedIn, i suoi spostamenti su Twitter, e usato molti molti altri siti di social network (comunità virtuali).

Insomma, non c’è che dire: la sinistra italiana ha molto da imparare

Politica

Non voglio essere rappresentato da lui

Mi piacerebbe sapere con che coraggio si vota una persona che l’ultima volta che ha governato ha fatto tante leggi ad personam, condoni, ha innalzato il debito pubblico dell’Italia. Una persona che da sempre è sospettata di avere rapporti con la mafia (a questo proposito vi consiglio il film "In un altro paese") e che, addirittura, chiama "eroe" un mafioso. Una persona alleata con uno che semina intolleranza e odio usando slogan come "Roma ladrona" e "alle armi!". Una persona che punta a racimolare voti in modo subdolo, con una campagna elettorale il cui scopo non è convincere gli elettori delle proprie proposte, ma stordirli con effetti speciali il cui obiettivo subliminale è inculcare nella mente del pubblico il simbolo da votare. Regalavano magliette e perfino mutande con una croce su quel simbolo; cartoline virtuali da personalizzare ed inviare come e-mail agli amici con l’efficace slogan "Rialzati" seguito dal nome dell’amico. E’ esattamente quanto avviene nelle televendite: dovrebbero elencare le caratteristiche del materasso che ti stanno vendendo, invece cercano di stordirti convincendoti che l’offerta è imperdibile perché ti regalano anche le pentole, il microonde, la bicicletta e la televisione. Ovviamente, Lui conosce molto bene questi trucchi perché Lui è uomo di business, possiede televisioni e giornali, il cui scopo dichiarato è l’informazione mentre lo scopo reale è fare quanti più soldi possibile sfruttando, se necessario, l’ingenuità della gente.

Gli italiani, al centro di questo ciclone, non sono riusciti a non farsi stordire e così lo hanno votato. E’ risaputo che da lontano, a freddo, si ragiona meglio. Per questo, il Financial Times e The Economist nei giorni scorsi hanno apprezzato Veltroni, paragonandolo a Obama. All’estero la reputazione del nostro nuovo capo di Governo è molto bassa. E’ sufficiente guardare la versione inglese di Wikipedia, che nel paragrafo "Reputazione estera" dell’articolo relativo alle elezioni del 2006 afferma:

 

Amico di Bush e Putin. Ha supportato l’invasione dell’America in Iraq. Ha affermato che il parlamentare europeo Martin Schulz sarebbe perfetto per il ruolo di kapò in un film sui campi di concentramento, scatenando un incidente diplomatico che ha danneggiato i rapporti tra Italia e Germania. Quando è entrato nel parlamento di Strasburgo è stato accolto con striscioni che riprendevano delle battute del famoso film di Coppola sulla mafia. Nel 2001 ha affermato la superiorità della civiltà occidentale rispetto all’Islam. La stampa internazionale (come il Financial Times e Newsweek) ha criticato il suo lavoro. Spesso, prima e dopo la sua elezione come primo ministro, The Economist lo ha accusato di essere sostanzialmente inadatto a guidare l’Italia.

Indipendentemente dal punto di vista politico, credo che un paese debba essere guidato da una persona pulita, chiara, con una vita non ambigua. E colui che è stato eletto ora dagli italiani non lo è per niente (rinfrescatevi la memoria leggendo il paragrafo "Critiche e aspetti controversi" della sua pagina di Wikipedia).

Attualità

Cartolina di un tramonto italiano

Ci sono statistiche dalle quali emerge che la Spagna ha superato l’Italia; ci sono persone illuse che dicono che non sia vero e persone perspicaci convinte che il motivo sia la differenza di carattere tra spagnoli (tolleranti e fiduciosi) e italiani (lamentosi e pessimisti).
Ci sono università che invitano il Papa alla cerimonia di inaugurazione solamente per questioni di marketing, per aumentare la loro visibilità e il numero di studenti iscritti… perché ormai le università sono aziende che devono competere e lo fanno a scapito della qualità dei corsi.
Ci sono cittadini che accantonano per un istante il principio democratico della libertà di parola per evitare che il Papa faccia un discorso.
Ci sono cittadini intolleranti che protestano contro la TAV.
Ci sono cittadini che producono tonnellate di rifiuti e pretendono di trasferirli lontano dalla loro amata terra; ci sono persone visionarie impegnate a dibattere affinché si smascherino i nomi dei responsabili, e ci sono persone pragmatiche che accettano di prendersi una parte di quei rifiuti convinti che la prima cosa da fare sia ristabilire la normalità.
Ci sono parlamentari a cui è stato assegnato il compito di garantire la giustizia e poi vengono indagati.

Ma va tutto bene, amici. Non preoccupatevi. Tutto si risolverà, tranquilli. E poi… tra poco c’è il Festival di Sanremo…

Il capitano dice al mozzo di bordo
“Giovanotto, io non vedo niente:
c’è solo un po’ di nebbia che annuncia il sole,
andiamo avanti tranquillamente!”

(I muscoli del capitano – Francesco De Gregori)

Attualità

L’Italia, un paese da cui scappare

Non so il perché, ma più passa il tempo e più mi convinco che l’Italia sia un paese da cui scappare.

Ci si chiede come mai i più bravi ricercatori preferiscano andare a lavorare all’estero, dove trovano condizioni nettamente più favorevoli rispetto a quelle offerte dalla sconfortante Italia.
Ci si chiede come mai le aziende preferiscano aprire distaccamenti all’estero, dove le tasse da pagare allo Stato non sono uguali allo stipendio da pagare al dipendente come più o meno accade in Italia.
Ci si chiede come mai, ad esempio, d’estate le nostre spiagge siano popolate da stranieri, che d’inverno visitano le nostre belle città artistiche, mentre la maggioranza degli italiani non ha i soldi nemmeno per le cose quotidiane.

Anche se volessimo trascurare questi aspetti economici e politici, emergerebbero comunque degli aspetti sociali “deviati” che potrebbero spingere una persona come me a valutare l’ipotesi di trasferirsi in un altro paese.

E’ immediato accorgersi come, in Italia, non sia difficile conquistare l’ammirazione e la consacrazione del popolo: è sufficiente essere uno sfacciato disonesto!

Considerate, ad esempio, l’ex-fotografo Fabrizio Corona. E’ stato in carcere per un breve periodo per sfruttamento delle cosiddette ragazze immagine, ricatti fotografici e spaccio di stupefacenti. Nel frattempo tutte le riviste e i giornali gli hanno dato ampio spazio e l’hanno reso famoso (su internet è stato aperto perfino un fan club). Per questo, è stato invitato in trasmissioni televisive, remunerato con adeguati compensi. E così è diventato famoso e sempre più richiesto. Ha perfino avuto l’opportunità (che ha abilmente sfruttato) di scrivere un libro sulla sua esperienza in carcere; ha aperto un’azienda per commercializzare le sue magliette (che ha abilmente sfoggiato in ogni occasione, riducendosi a cambiare maglietta perfino in mezzo alla strada, prontamente ripreso da telecamere). Ora è molto più famoso e molto più ricco di quanto lo era prima di commettere tutti quei reati.

Considerate, ora, Luciano Moggi. E’ stato accusato d’associazione per delinquere finalizzata all’illecita concorrenza tramite minacce e violenza privata. Per questo motivo si è dimesso, lasciando il calcio nella peggiore situazione di tutti i tempi, dopo aver intaccato irrimediabilmente la sua credibilità. Grazie a questa vicenda, tutti i giornali, le riviste e le trasmissioni televisive gli hanno dedicato sempre più spazio, facendogli guadagnare popolarità e talvolta pure simpatia. Ora collabora con un giornale e partecipa ad una trasmissione televisiva per una rete opportunista che cerca di farsi largo tra le grandi e che perciò non ha esitato a concedergli un lauto compenso. Come se non bastasse, è stato invitato a fare l’attore in un film di prossima uscita (“L’allenatore nel pallone 2”).

Anziché mettere alla gogna questi personaggi subdoli, disonesti, infidi, strafottenti e cinici, e costringerli ad una vita di stenti in uno stato di abbandono e desolazione, gli italiani li hanno elogiati, innalzando altari in loro onore.
Prendendo come esempio i fatti che ho appena descritto, qual è il messaggio che viene trasmesso, se non quello che se vuoi valere qualcosa, se vuoi diventare famoso, se vuoi guadagnare tanti soldi, allora non devi fare altro che essere un disonesto?

Politica

Prodi e Berlusconi: nemici-amici

Stasera ho letto l’editoriale del Corriere della sera scritto da Piero Ostellino. Visto che ha scritto cose a cui pensavo anch’io, voglio condividere con voi un breve estratto.

Perché nelle dodici tavole di Romano Prodi non ci sono più né il decreto Gentiloni sulla riforma della televisione che penalizzerebbe Mediaset né quello sul conflitto di interessi di Silvio Berlusconi? Perché solo adesso Prodi dice che vuole dedicare molto del suo tempo alla riforma del sistema elettorale in modo da andare alle elezioni, quando sarà ora, con un sistema che dia maggiore stabilità alla maggioranza che le vincerà e al governo che ne uscirà?
Perché lo stesso Berlusconi ha evitato di chiedere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, elezioni anticipate, come chiede ora in polemica con Casini e Fini, che non le vogliono? Ultima domanda, che è anche la possibile risposta a quelle precedenti: è del tutto inimmaginabile che fra i due si sia consumato un accordo che li garantisce entrambi?
Prodi, con la promessa di fare un nuovo sistema elettorale, ha sottoscritto una polizza di assicurazione sulla vita di almeno un anno, se non di più. Berlusconi si è tolto dai piedi due provvedimenti sui quali il governo aveva scommesso.

Sapete, questa ipotesi non mi pare così remota. Non sarebbe la prima volta che gli interessi dei cittadini e del Paese passano in secondo piano…
Mi domando se in Italia, prima o poi, ci sarà un parlamentare che non pensi innanzitutto ai propri interessi personali…
I soldi e la fama cambiano irrimediabilmente la vita! In peggio.

Politica, Riflessioni, Storia

Giorno del ricordo

 

Oggi, 10 febbraio, si celebra il “Giorno del ricordo” delle foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia dopo il 1945.

Alla fine della seconda guerra mondiale, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume, Zara e altri centri minori del confine orientale furono il teatro di un dramma, mentre nel resto d’Italia si festeggiava l’avvenuta liberazione e la pace portata dagli Alleati.

Nel settembre 1943, con lo sbando dell’esercito mussoliniano e l’Armistizio tra Italia e Alleati, in Istria i partigiani del maresciallo Tito occupano città e paesi e avviano una feroce campagna di rappresaglie indiscriminate verso gli italiani, equiparati ai fascisti. Intere città si svuotarono: molti se ne andarono legalmente (con le “opzioni”), altri con gli espatri clandestini. Chi veniva ripreso finiva nei terribili lager titini.

Vennero uccise diverse migliaia di persone, molte delle quali gettate vive nelle foibe. Questi baratri venivano usati per l’occultamento di cadaveri con tre scopi: vendicarsi di nemici personali, magari per ottenere un immediato beneficio patrimoniale; dominare e terrorizzare la popolazione italiana delle zone contese; eliminare gli oppositori politici e i cittadini italiani che si opponevano alle politiche del maresciallo Tito.

Le foibe sono cavità carsiche, voragini rocciose, profonde fino a 200 metri, che i partigiani titini utilizzarono come mattatoi per eliminare migliaia di italiani e oppositori al nuovo regime. I “pozzi della morte” in tutta l’Istria e Venezia Giulia furono diverse centinaia.
Gli sventurati (si parla di 10-12.000 vittime) venivano condotti in fila, con i polsi legati da fil di ferro, a due a due, sull’orlo della voragine. Qui gli aguzzini sparavano al primo, che si trascinava dietro i compagni.

Attualità, Sport

Campioni del mondo!

Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò