Citazioni, Musica

Spiegazione del testo di “Alice”, di Francesco De Gregori

Riprendendo un’attività inaugurata con Rimmel, questa volta provo a spiegare in dettaglio la mia personale interpretazione del testo di un’altra famosa canzone di Francesco De Gregori, Alice.

Come ho già scritto, la forza delle canzoni di De Gregori sta proprio nel loro essere solamente abbozzate: non c’è una minuziosa descrizione della scena e nemmeno introduzione e conclusione della storia, della quale sono solamente tratteggiati i contorni attraverso immagini sfocate o frasi frammentarie, colte quasi per caso.

Questa caratteristica è portata forse alla sua massima espressione proprio nella canzone Alice, che al momento della sua pubblicazione fu giudicata incomprensibilmente criptica (anche dalla giuria del concorso Un disco per l’estate, a cui De Gregori partecipò cantandola e classificandosi ultimo). Col passare del tempo, la canzone raccolse un successo sempre crescente, dovuto in parte all’acquisizione da parte del pubblico della consapevolezza della sua forza innovativa.

La grande innovazione introdotta da Alice è evidente se la si confronta con le altre canzoni: solitamente un brano racconta una storia, qui invece ne sono raccontate tante. Ciò è la causa delle critiche inizialmente mosse contro questa canzone: essa racconta delle storie che non hanno alcuna connessione, sono completamente slegate tra loro, e questo porta l’ascoltatore a perdersi, non capendone il significato.

E’ vero: ogni strofa della canzone è indipendente da tutto il resto, in quanto narra un singolo episodio. Perfino il ritornello è in realtà conforme alle altre strofe, in quanto anch’esso fa riferimento ad un’altra storia, non citata altrove. Ma un filo conduttore c’è e, come spesso accade, è suggerito dal titolo della canzone: Alice. Alice è un personaggio che pur non essendo protagonista di nessuno degli episodi descritti, viene sempre citato di sfuggita all’inizio e alla fine delle strofe. E’ dunque evidente che il filo conduttore sia lei.

In genere, pensando al nome “Alice” a tutti viene subito in mente il romanzo “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, in cui Alice è una ragazzina insoddisfatta che combatte la noia e le convenzioni tipiche degli adulti prendendo le distante dal mondo reale, catapultandosi, di conseguenza, in un mondo fantastico. Per questo De Gregori ha scelto il nome di Alice: la figura chiave della sua canzone doveva richiamare la protagonista del romanzo di Lewis Carroll, evidentemente perché condividono qualcosa.

Così come accade ad Alice di Lewis Carroll, anche nella canzone di De Gregori tante storie si svolgono l’una accanto all’altra ma senza consapevolezza reciproca e, soprattutto, senza che esse possano lasciare il segno su Alice. Alice è inconsapevole: non sa tutto quello che le accade intorno, e probabilmente non le interessa nemmeno. Lei ha un punto di vista alternativo, sogna un mondo diverso, dove le convenzioni non esistono e tutto è rovesciato.

Ma torniamo all’inizio e procediamo con ordine.

Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole
mentre il mondo sta girando senza fretta.

Tutto è apparentemente tranquillo. Forse troppo tranquillo. Sembra una giornata serena, possiamo immaginarci un pomeriggio di sole, in cui una ragazza sta guardando dei gatti in cortile rivolti con lo sguardo verso il sole, e la vita nel mondo procede tranquillamente.

Già qui è possibile intravedere una prima differenza tra Alice (immobile, pensierosa, osservatrice) e il mondo (che invece gira, pur senza fretta).

Irene al quarto piano è lì tranquilla
che si guarda nello specchio e accende un’altra sigaretta.

Ecco che, subito, rimaniamo spiazzati: avevamo appena conosciuto Alice, ed ora si passa ad un altro personaggio. Di Irene ci vengono date informazioni incomplete, frammentarie, che potrebbero essere quelle di cui Alice è a conoscenza, ma non ci viene detto nemmeno se Alice conosce Irene oppure no. Sappiamo solo che Irene si trova al quarto piano di un edificio, da qualche parte nel mondo: in questo momento si sta guardando in uno specchio e, forse in preda allo sconforto, accende l’ennesima sigaretta.

Qui, il guardarsi nello specchio potrebbe anche essere una metafora, per dire che Irene sta riflettendo su se stessa, valutando la sua interiorità. Difatti, Irene la si ritrova poi come protagonista di un’altra canzone di De Gregori (inclusa nello stesso album, Alice non lo sa) intitolata, appunto, Irene: in quella canzone scopriamo che Irene sta pensando al suicidio. E allora capiamo il motivo di quella sigaretta e il suo atteggiamento riflessivo e “tranquillo”, rassegnato.

E Lili Marleen, bella più che mai, sorride e non ti dice la sua età.

Lili Marleen è una canzone tedesca divenuta famosa in tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale e che spesso gli stessi soldati canticchiavano: narra la storia di un soldato che, in diversi momenti durante la guerra, pensa alla sua fidanzata. Qui, forse, Irene sta pensando al grande amore che trasuda da quella canzone, che sembra ancora più bello in confronto alla sua vita sentimentale. Probabilmente Irene si immagina Lili Marleen, protagonista femminile dell’omonima canzone, guardarla sorridente, come se volesse sfidarla, consapevole della sua bellezza inarrivabile. Allora Irene pensa che potrebbe alleviare la sua invidia confrontando le loro età, ma non ottiene risposta; e Irene rimane nella sua depressione.

Ma tutto questo Alice non lo sa.

Con il verso conclusivo della prima strofa, si conclude anche il primo piccolo episodio, che ha visto Irene come protagonista. La storia descritta finora, della quale noi abbiamo una conoscenza assolutamente parziale, è sconosciuta ad Alice. Alice non sa cosa sta facendo Irene, men che meno i motivi che la spingono a comportarsi in quel modo.

Anche nella realtà è così, per tutti noi: è impossibile conoscere esattamente i dettagli della storia di una persona, le cause dei suoi atteggiamenti, i fatti storici. Dunque se si critica De Gregori perché non ci spiega bene come stanno le cose, bisognerebbe prendersela anche con il mondo o Dio o chi per esso, perché ci limitano inesorabilmente ad avere una conoscenza parziale delle cose.

“Ma io non ci sto più”, gridò lo sposo e poi

Inizia il ritornello e veniamo catapultati in un’altra storia, un po’ come succede ad Alice nel racconto di Carroll. Stavolta è successo qualcosa di veramente impensabile: uno sposo non riesce più a trattenersi e davanti a tutti urla di non voler più sposarsi.

tutti pensarono dietro ai cappelli
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto

Difatti, tutti sono increduli e mormorano, nascondendosi dietro i rispettivi cappelli, che evidentemente lo sposo è impazzito o ubriaco. Non c’è alternativa: le convenzioni sociali non lo consentono (questo ci riporta al romanzo di Lewis Carroll, in cui anche Alice si ribella alle convenzioni del mondo degli adulti).

ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
non è così che se ne andrà.

Immediatamente c’è un altro colpo di scena: la sposa è incinta! Ma non dobbiamo preoccuparci per questo, perché lo sposo lo sa (a differenza di Alice che invece “non sa” tutto quello che accade nella canzone), e ha già deciso che per questo non sparirà, non abbandonerà né la sposa né il nascituro. Lui, la ragazza e il loro figlio vivranno comunque l’uno accanto all’altro, anche se non all’interno di una famiglia costituita da un matrimonio ufficiale.

Questo è un esempio di come le alternative ci siano sempre, a dispetto delle convenzioni sociali, delle apparenze, della morale e di tutte quelle “regole” che gli uomini si sono forzatamente attribuiti.

Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole
mentre il sole a poco a poco si avvicina.

La seconda strofa inizia in maniera analoga alla prima: Alice guarda i soliti gatti, ma stavolta i gatti stanno morendo al sole e il sole si sta avvicinando. Qui Alice inizia a fantasticare, esattamente come nel romanzo. I gatti e il sole erano gli unici elementi che mantenevano un contatto tra Alice e il mondo reale, ma ora si stanno comportando in maniera strana, indice che Alice si sta allontanando dalla realtà.

E Cesare perduto nella pioggia
sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina.

Come nella prima strofa, anche qui viene subito introdotto un nuovo personaggio. Piove ed un certo Cesare sta aspettando da tempo una ballerina di cui si è innamorato. Evidentemente Cesare sa dove si trova, perché lì si è dato appuntamento; tuttavia è “perso”, certamente in maniera figurata: è molto innamorato di questa ballerina, ma lei non arriva e Cesare inizia a dubitare di se stesso, perde ogni certezza.

E rimane lì a bagnarsi ancora un po’
e il tram di mezzanotte se ne va.

Nonostante piova ed ormai sia passato molto tempo (talmente tanto che gli è pure passato davanti l’ultimo tram di mezzanotte), Cesare decide di rimanere lì perché non vuole darsi per vinto.

Si scoprirà poi che questo episodio è realmente accaduto ed il protagonista è Cesare Pavese. Un giorno, aspettò invano per molte ore una ballerina che aveva conosciuto in un locale e di cui si era innamorato; le aveva dato appuntamento e, distrattamente, lei aveva accettato. Pavese continuò ad aspettarla talmente a lungo, sotto la pioggia, che rimediò una pleurite e dovette stare a letto per diversi mesi.

Ma tutto questo Alice non lo sa.

Ma, ancora una volta, l’episodio finisce e quanto ci è stato descritto è lontano da Alice, lei non ne è a conoscenza.

“Ma io non ci sto più e i pazzi siete voi”

Riparte il ritornello, riprendendo lo stesso episodio degli sposi già raccontato nel ritornello precedente. Lo sposo grida ancora il suo rifiuto verso il matrimonio, ma stavolta ribalta l’accusa: dichiara che non è lui ad essere pazzo, bensì coloro che vorrebbero rinchiuderlo negli schemi convenzionali e convenienti.

tutti pensarono dietro ai cappelli
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
non è così che se ne andrà.

Terminato il ritornello, la terza strofa si apre come le precedenti.

Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole
mentre il sole fa l’amore con la luna.

Alice continua a fantasticare: stavolta i gatti volteggiano nel sole. Inoltre, con l’avvicinarsi della sera, la luna entra in scena quando c’è ancora il sole nel cielo e i due astri iniziano a stuzzicarsi, a fondersi.

Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello (*)
ma è convinto che sia un portafortuna.

Come prima, si apre un nuovo episodio ma, contrariamente a quanto fatto finora, non ci viene rivelato il nome del protagonista: è un semplice mendicante e, visto che solitamente essi vengono ignorati dalla gente comune, è giusto che anche qui (all’interno di questa canzone) non sia data importanza al suo nome.

Il mendicante è un arabo a cui è stato diagnosticato un cancro, probabilmente alla testa perché lo nasconde indossando un cappello. Evidentemente ha accettato questa triste realtà, a tal punto che ci scherza su, considerandolo come un portafortuna.

Qui bisogna fare una nota a margine. La canzone Alice fu pubblicata nel 1973 e, a quei tempi, ritennero che la parola “cancro” fosse sgradevole da sentire; per questo, nella prima versione pubblicata e inclusa nell’album Alice non lo sa, il verso (*) venne censurato e sostituito con il seguente: “Il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello”.

Non ti chiede mai pane o carità
e un posto per dormire non ce l’ha.

Nonostante il cancro e, forse, nonostante se lo meriti, il mendicante in realtà non elemosina mai niente e non ha un posto comodo per dormire.

Ma tutto questo Alice non lo sa.

Ma, ancora una volta, Alice ignora tutto ciò.

La canzone si conclude con il ritornello, stavolta uguale al primo.

“Ma io non ci sto più”, gridò lo sposo e poi
tutti pensarono dietro ai cappelli
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
non è così che se ne andrà.

Concludendo, possiamo dire che questa canzone è complessa dal punto di vista della composizione testuale e questa sua complessità caratterizza anche i temi affrontati: incoscienza, anticonformismo, ribellione alle convenzioni sociali, libero arbitrio, disillusione, voglia di trovare una realtà alternativa…

Insomma, è una canzone molto importante, un cult fondamentale. Se fosse un libro, sarebbe un grande romanzo di formazione paragonabile a Il Giovane Holden di J. D. Salinger.

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L’amore mette le ali per segare le gambe

Dieci anni prima faceva anche conto sull’amore, ma da allora aveva ridimensionato parecchio la vecchia solfa logora dell’amore. L’amore ti mette le ali per segarti le gambe, perciò alla fine si rivela un bidone. Mentre per esempio un Cric idraulico 10 tonnellate non era affatto un bidone. Volendo semplificare, con l’amore se non ami uno, quello rimane, e se lo ami, se ne va. Un sistema semplice, privo di sorprese, che genera immancabilmente una gran noia o una catastrofe. Il tutto per venti giorni di incantesimo, no, è proprio un bidone. L’amore che dura, l’amore che fonda, l’amore che fortifica, nobilita, santifica, purifica e ripara, insomma tutto quello che uno immagina dell’amore prima di averlo provato davvero, è una baggianata. Ecco a quali conclusioni era giunta Camille dopo lunghi anni di tentativi, dopo non pochi smacchi e un grande sconforto. Una baggianata, un inganno per ingenui, una trovata per narcisisti. Ecco perché, riguardo all’amore, Camille era diventata una mezza dura e non provava né rimpianto né soddisfazione. Essere una mezza dura non le impediva di amare Lawrence con sincerità, a modo suo. Di apprezzarlo, persino di ammirarlo, di scaldarsi addosso a lui. Senza aspettarsi un bel niente. Camille aveva conservato dell’amore solo i desideri immediati e i sentimenti a breve gittata, murando qualsiasi ideale, qualsiasi speranza, qualsiasi velleità di grandezza. Non si aspettava quasi nulla da quasi nessuno. Ormai sapeva solo amare così, in una disposizione mentale predatrice e benevola, che sfiorava i limiti dell’indifferenza.

“L’uomo a rovescio”, Fred Vargas

Che tu ne faccia meraviglia o spettacolo banale,
lacrime a rendere o scherzo di carnevale,
neve di ferragosto, macchina per sognare,
musica per i tuoi occhi o parole da conservare…
(L’amore comunque – Francesco De Gregori)