Attualità, Citazioni, Politica, Riflessioni, Storia

Com’è profondo il mare

 

Sior capitano, aiutaci ad attraversare
questo mare contro mano
(“Natale di seconda mano”, Francesco De Gregori)

 

“Preferisco morire in mare piuttosto che per mano di un dittatore”.

“Nel mio paese non torno, piuttosto preferisco annegare”.

Il Mediterraneo è diventato il più grande cimitero del mondo.

Strage a Lampedusa

 

E` inutile, non c’è più lavoro, non c’è più decoro.
Dio o chi per lui sta cercando di dividerci,
di farci del male, di farci annegare.
Com’è profondo il mare.
Com’è profondo il mare.
(“Com’è profondo il mare”, Lucio Dalla)

 

Qui […] non è questione di filantropia ma di diritto, e in tal senso ospitalità significa il diritto di ogni straniero a non essere trattato ostilmente quando arriva in un territorio altrui. […] Si tratta di un diritto di visita, appartenente a tutti gli uomini, che consiste nel dichiararsi pronti a socializzare in virtù del diritto al possesso comune della superficie della terra.
(“Per la pace perpetua”, Immanuel Kant, 1795)

 

Per quanto ci sforziamo, le persone che attraversano paesi, mari e frontiere non si fermeranno; la storia è dalla loro parte. Prima lo accettiamo e cominciamo a coglierne i vantaggi, meglio sarà.

Siamo ancora in tempo per vivere in un mondo in cui la fortuna di ciascuno di noi non sia in funzione della propria condizione di origine.

 

Quante orecchie deve avere un uomo
prima che riesca ad ascoltare la gente piangere?
Sì, e quante morti ci vorranno perché egli sappia
che troppe persone sono morte?
How many ears must one man have
before he can hear people cry?
Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows
that too many people have died?

(Blowin’ in the wind”, Bob Dylan)

Citazioni, Politica, Riflessioni

La dignità di ogni persona

Le tragedie del Novecento hanno così reso visibile un’altra, terribile casistica, una moderna barbarie, e si sono trasformate in ammonimento. In apertura della Costituzione francese del 1948 si ricorda che quel testo è stato scritto “all’indomani della vittoria dei popoli liberi sui regimi che hanno cercato d’asservire e degradare la persona umana”. Ma pure i vinti, i tedeschi, si sono mossi nella medesima direzione, e hanno voluto marcare la distanza dal loro passato aprendo la loro Costituzione con il dichiarare inviolabile la dignità umana.

[…]

Ma non esistono cataloghi che contemplino le quotidiane vie verso l’esclusione dell’immigrato ritenuto indegno di sedere sulle stesse panchine dove si riposano i nativi, della donna indegna di stabilire liberamente le proprie relazioni personali e sociali, dell’omosessuale indegno di vedere riconosciuto giuridicamente il suo legame con un’altra persona, dell’arrestato indegno di essere rispettato nei suoi diritti se preme l’emergenza della sicurezza pubblica, del lavoratore indegno di conservare i diritti ritenuti incompatibili con l’emergenza economica. Queste sono le politiche dell’indegnità alle quali devono essere opposte le politiche dei diritti, mai come in questo caso costitutive dell’umanità stessa delle persone. Il mondo è fitto di queste indegnità, nuove alcune, molte invece provenienti proprio da quel passato dal quale si vuol liberare.

“Il diritto di avere diritti”, Stefano Rodotà

Attualità, Politica, Riflessioni

Quanto vale una mela? E una persona?

Ho appena letto un articolo intitolato “Apple adesso vale più della Polonia o del Belgio“.

Quando leggo articoli di questo tipo mi altero molto, non tanto per la notizia (che comunque è un dato di fatto), quanto piuttosto per le implicazioni di una tale affermazione.

Apple supera per la prima volta i 500 miliardi di dollari di capitalizzazione: una cifra irraggiungibile anche per diverse nazioni europee.

[…] Le dimensioni della valutazione di Apple diventano più chiare se si fa un paragone con il prodotto interno lordo di Polonia, Belgio, Svezia, Arabia Saudita o Taiwan. Il PIL della Polonia nel 2011, infatti, si è fermato sui 499 miliardi di dollari […]

Un paragone di questo tipo è molto rischioso, in quanto sottintende una logica (a mio avviso, deleteria) che negli ultimi anni ha preso piede: un tale paragone suggerisce ai lettori che al giorno d’oggi una azienda equivale ad uno stato; anzi, un’azienda è anche meglio di uno stato perché vale di più!

Ma cos’è questo valore? Il denaro (“Apple vale 500 miliari di dollari, la Polonia 499”).

… ma il denaro è un valore solamente all’interno di un mercato. Giustamente un’azienda agisce all’interno di un mercato, ma supporre che uno stato agisca esclusivamente all’interno di un mercato è una logica quantomeno deviata!

Gli stati sono nati al servizio della società, come istituzioni formali per regolare e aiutare la vita delle persone. Gli stati sono nati ponendo la persona al loro centro. Negli ultimi anni invece, l’attenzione è stata abilmente spostata all’economia e così, ora, gli stati sono prevalentemente al servizio delle aziende e delle banche, ritenendo le persone addirittura sacrificabili.

Basti pensare alle pessime condizioni lavorative a cui ci stanno costringendo per abbassare i costi delle aziende (si veda, ad esempio, la rinuncia alle condizioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro a cui la FIAT a costretto i suoi dipendenti di Pomigliano e Mirafiori); al fatto che la politica ha accantonato argomenti fondamentali come ad esempio il testamento biologico o i diritti delle coppie di fatto per parlare di manovre finanziarie o tagli nella Pubblica Amministrazione; al fatto che nei TG ora parole come spreadbond, BCE (Banca Centrale Europea), costo del petrolio, sono entrate nel vocabolario quotidiano.

Mi piacerebbe che si pensasse un po’ meno ai soldi e un po’ più alle persone e alla loro dignità. E’ necessario uscire al più presto dalla logica del mercato e del profitto e (ri)scoprire la nostra umanità.

Mai e poi mai qualcuno mi convincerà che una mela vale più di una persona!