Politica

L’America non è l’Italia

In questi giorni tutti i mezzi di comunicazione si prodigano per tenerci aggiornati su quanto accade in America: le prime pagine dei giornali così come i servizi di apertura dei telegiornali sono dedicati al nuovo presidente americano, alle mosse della campagna elettorale americana, ai passi futuri dell’America. Perfino i talk show vengono addobbati con stelle e strisce.
Se lo spazio di 30 minuti riservato ad un telegiornale viene suddiviso in circa 10-15 minuti di notizie dall’America, 8-10 minuti di cronaca nera, 4-5 minuti finali di ricette gastronomiche e/o gossip, rimangono meno di 4-5 minuti per aggiornarci sulle decisioni che qualcuno prende alle nostre spalle e che influiscono pesantemente sul nostro futuro (il quale purtroppo non esita a trasformarsi in presente, velocemente, silenziosamente ed inesorabilmente). Mi appare lecito quindi sospettare che la situazione americana sia solo un pretesto, un diversivo per distrarre gli italiani in modo da non farli pensare alla loro grave condizione, che sta degenerando sempre più, ed evitare che si pongano domande che mettano in discussione le decisioni prese dall’alto. Ma non voglio addentrarmi in questo discorso perché non sarei in grado di trattarlo esaustivamente con un piccolo intervento su un blog insignificante come questo; per il momento, sorvolo su questa considerazione e assecondo i mass-media continuando a parlare del “sogno americano”…

Dunque, perché Barack Obama ha vinto? (Ecco, riapro una piccola parentesi per dire che non mi pare la cosa migliore, parlare di “vittoria”… come se tutto quanto fosse un gioco, che finisce non appena si decreta il vincitore, accettando – come accade in ogni gioco – che si possa pure barare o giocare sporco.)
Non c’è un unico motivo: le sue idee controcorrente vicine ai poveri anziché ai potenti, ma anche – bisogna dirlo – il colore della sua pelle… ma tutto questo non sarebbe bastato! Se in Italia la sinistra avesse proposto le stesse identiche idee di Obama (che in America lo hanno fatto vincere con un plebiscito), non sarebbe comunque riuscita ad essere eletta. Perché? Perché in Italia c’è Berlusconi, che è il più grande comunicatore esistente. Credo sia questo il fattore determinante per l’elezione di Berlusconi in Italia e quella di Obama in America. Sia Berlusconi che Obama sono grandi comunicatori, sanno come convincere gli astanti!
Al giorno d’oggi, la tecnologia pervasiva non fa altro che aumentare il flusso di informazioni che giunge ad ogni individuo, il quale essendo travolto da quel flusso ha difficoltà a verificare le informazioni e a ragionare su di esse. Ecco dunque che la comunicazione gioca un ruolo determinante a formare il pensiero delle persone. La forma con cui le informazioni sono presentate è molto più rilevante delle informazioni stesse: la forma conta più del contenuto.
Berlusconi è pienamente consapevole di questa cosa e la usa, sornione, per offuscare alcuni suoi atteggiamenti discutibili. Pure Obama ne è consapevole, ma la sfrutta per diffondere il più possibile il suo messaggio benevolo e coraggioso.

Perché affermo che Obama, come Berlusconi, è un grande comunicatore? Beh, mentre Berlusconi fu il primo ad associare un inno ad un partito politico (ai tempi di Forza Italia, nome scelto accuratamente in modo che potesse facilmente entrare nella testa di un popolo abituato agli slogan del mondo calcistico), Obama ha adottato e continuato a ripetere il potente messaggio “Yes, we can!” (“Sì, possiamo!”), seguito dagli altrettanto efficaci “Change can happen” (“Un cambiamento è possibile”) o “Change, we can believe in” (“Cambiamento, ci possiamo credere”). Inoltre, Obama ha prestato particolare attenzione al sempre più grande mondo digitale: ha fatto costruire un bellissimo ed enorme sito Web personale (http://www.barackobama.com) in cui raccogliere donazioni, tenere aggiornate le persone inserendo filmati ed interventi nel blog, vendere gadgets (magliette, cappellini, tazze, adesivi…), e perfino lasciare l’opportunità di iscriversi alla newsletter e alla ricezione di notizie via SMS, fino ad arrivare all’opportunità di scaricare le suonerie per il cellulare. Ma non finisce qui! Ha creato un gruppo su Facebook, una pagina su MySpace, raccolto i suoi filmati su YouTube, le sue foto su Flickr, ha descritto il suo profilo su LinkedIn, i suoi spostamenti su Twitter, e usato molti molti altri siti di social network (comunità virtuali).

Insomma, non c’è che dire: la sinistra italiana ha molto da imparare

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Non voglio essere rappresentato da lui

Mi piacerebbe sapere con che coraggio si vota una persona che l’ultima volta che ha governato ha fatto tante leggi ad personam, condoni, ha innalzato il debito pubblico dell’Italia. Una persona che da sempre è sospettata di avere rapporti con la mafia (a questo proposito vi consiglio il film "In un altro paese") e che, addirittura, chiama "eroe" un mafioso. Una persona alleata con uno che semina intolleranza e odio usando slogan come "Roma ladrona" e "alle armi!". Una persona che punta a racimolare voti in modo subdolo, con una campagna elettorale il cui scopo non è convincere gli elettori delle proprie proposte, ma stordirli con effetti speciali il cui obiettivo subliminale è inculcare nella mente del pubblico il simbolo da votare. Regalavano magliette e perfino mutande con una croce su quel simbolo; cartoline virtuali da personalizzare ed inviare come e-mail agli amici con l’efficace slogan "Rialzati" seguito dal nome dell’amico. E’ esattamente quanto avviene nelle televendite: dovrebbero elencare le caratteristiche del materasso che ti stanno vendendo, invece cercano di stordirti convincendoti che l’offerta è imperdibile perché ti regalano anche le pentole, il microonde, la bicicletta e la televisione. Ovviamente, Lui conosce molto bene questi trucchi perché Lui è uomo di business, possiede televisioni e giornali, il cui scopo dichiarato è l’informazione mentre lo scopo reale è fare quanti più soldi possibile sfruttando, se necessario, l’ingenuità della gente.

Gli italiani, al centro di questo ciclone, non sono riusciti a non farsi stordire e così lo hanno votato. E’ risaputo che da lontano, a freddo, si ragiona meglio. Per questo, il Financial Times e The Economist nei giorni scorsi hanno apprezzato Veltroni, paragonandolo a Obama. All’estero la reputazione del nostro nuovo capo di Governo è molto bassa. E’ sufficiente guardare la versione inglese di Wikipedia, che nel paragrafo "Reputazione estera" dell’articolo relativo alle elezioni del 2006 afferma:

 

Amico di Bush e Putin. Ha supportato l’invasione dell’America in Iraq. Ha affermato che il parlamentare europeo Martin Schulz sarebbe perfetto per il ruolo di kapò in un film sui campi di concentramento, scatenando un incidente diplomatico che ha danneggiato i rapporti tra Italia e Germania. Quando è entrato nel parlamento di Strasburgo è stato accolto con striscioni che riprendevano delle battute del famoso film di Coppola sulla mafia. Nel 2001 ha affermato la superiorità della civiltà occidentale rispetto all’Islam. La stampa internazionale (come il Financial Times e Newsweek) ha criticato il suo lavoro. Spesso, prima e dopo la sua elezione come primo ministro, The Economist lo ha accusato di essere sostanzialmente inadatto a guidare l’Italia.

Indipendentemente dal punto di vista politico, credo che un paese debba essere guidato da una persona pulita, chiara, con una vita non ambigua. E colui che è stato eletto ora dagli italiani non lo è per niente (rinfrescatevi la memoria leggendo il paragrafo "Critiche e aspetti controversi" della sua pagina di Wikipedia).