Riflessioni

La malattia di Alzheimer

Ieri sera ho visto “Superquark” e ho deciso di dare visibilità ad un argomento che mi ha sconvolto perché riguarda una malattia che danneggia la memoria e io, avendo una pessima memoria, ho avuto paura nel pensare alla possibilità di poter contrarre, un giorno, quella malattia.
La malattia di Alzheimer (descritta per la prima volta nel 1906 da Alois Alzheimer, neuropsichiatra tedesco, in una donna di 51 anni che presentava perdita della memoria, cambiamento del carattere, delirio di gelosia, incapacità a provvedere alle cure domestiche) è la forma più frequente di demenza, ossia di progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive, tale da interferire con le attività della vita.
Colpisce le cellule del sistema nervoso centrale: è caratterizzata dalla morte di cellule celebrali, particolarmente in quelle aree del cervello deputate alla memoria e alle altre funzioni cognitive.
L’evoluzione della malattia può essere suddivisa, con molta approssimazione, in tre fasi.
  1. Leggera perdita della memoria, progressiva incapacità di imparare nuovi concetti e nuove tecniche, difficoltà a esprimersi e a comprendere. Nel malato si notano modificazioni del carattere e della personalità, difficoltà nei rapporti con il mondo esterno, diminuzione delle capacità percettive visuo-spaziali, difficoltà sempre maggiore nell’emettere giudizi, incertezza nei calcoli matematici e nei ragionamenti che richiedono una certa logica. Sono spesso presenti ansia, depressione e ritiro sociale.
  2. Peggioramento delle difficoltà già presenti: come conseguenza le azioni della vita quotidiana diventano, per il malato, molto problematiche. La progressiva perdita di memoria spiega la maggior parte delle difficoltà che il malato si trova a dover affrontare ogni giorno: la mancanza di memoria autobiografica, e quella relativa alle attività manuali più comuni, rendono il paziente perennemente insicuro e incerto. I disturbi del linguaggio accompagnano quelli della memoria e il malato perde anche la capacità di comprendere le parole e le frasi, di leggere e di scrivere. Il peggioramento delle capacità visuo-spaziali porta il malato a perdersi sui percorsi conosciuti, a non impararne di nuovi, a non orientarsi nemmeno tra le mura di casa; la capacità di riconoscere le facce e i luoghi viene progressivamente perduta.
  3. Completa dipendenza dagli altri. Le funzioni intellettive sono gravemente compromesse; compaiono difficoltà nel camminare, rigidità degli arti, incontinenza urinaria e fecale; possono verificarsi crisi epilettiche; le espressioni verbali sono ridotte a ripetizioni di parole dette da altri, o ripetizione continua di suoni o gemiti, o addirittura mutismo. Possono manifestarsi comportamenti “infantili”, come portare ogni cosa alla bocca o afferrare qualunque oggetto sia a portata di mano. Spesso il malato si riduce all’immobilità, e la continua costrizione al letto può fare insorgere piaghe da decubito, infezioni respiratorie, urinarie, sistemiche, oltre che contratture muscolari.
Il 5 novembre 1994, Ronald Reagan (ex presidente USA) rivelò all’America che era affetto dal morbo di Alzheimer, ringraziando e salutando tutti prima che perdesse la capacità di farlo.
Deve essere straziante sapere che vivrai dimenticando tutto ciò che hai fatto… ed è triste soprattutto se pensi al dolore che provocherai alle persone che ti stanno accanto e che ti vogliono bene.

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