Citazioni, Musica

Spiegazione del testo di “Alice”, di Francesco De Gregori

Riprendendo un’attività inaugurata con Rimmel, questa volta provo a spiegare in dettaglio la mia personale interpretazione del testo di un’altra famosa canzone di Francesco De Gregori, Alice.

Come ho già scritto, la forza delle canzoni di De Gregori sta proprio nel loro essere solamente abbozzate: non c’è una minuziosa descrizione della scena e nemmeno introduzione e conclusione della storia, della quale sono solamente tratteggiati i contorni attraverso immagini sfocate o frasi frammentarie, colte quasi per caso.

Questa caratteristica è portata forse alla sua massima espressione proprio nella canzone Alice, che al momento della sua pubblicazione fu giudicata incomprensibilmente criptica (anche dalla giuria del concorso Un disco per l’estate, a cui De Gregori partecipò cantandola e classificandosi ultimo). Col passare del tempo, la canzone raccolse un successo sempre crescente, dovuto in parte all’acquisizione da parte del pubblico della consapevolezza della sua forza innovativa.

La grande innovazione introdotta da Alice è evidente se la si confronta con le altre canzoni: solitamente un brano racconta una storia, qui invece ne sono raccontate tante. Ciò è la causa delle critiche inizialmente mosse contro questa canzone: essa racconta delle storie che non hanno alcuna connessione, sono completamente slegate tra loro, e questo porta l’ascoltatore a perdersi, non capendone il significato.

E’ vero: ogni strofa della canzone è indipendente da tutto il resto, in quanto narra un singolo episodio. Perfino il ritornello è in realtà conforme alle altre strofe, in quanto anch’esso fa riferimento ad un’altra storia, non citata altrove. Ma un filo conduttore c’è e, come spesso accade, è suggerito dal titolo della canzone: Alice. Alice è un personaggio che pur non essendo protagonista di nessuno degli episodi descritti, viene sempre citato di sfuggita all’inizio e alla fine delle strofe. E’ dunque evidente che il filo conduttore sia lei.

In genere, pensando al nome “Alice” a tutti viene subito in mente il romanzo “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”, in cui Alice è una ragazzina insoddisfatta che combatte la noia e le convenzioni tipiche degli adulti prendendo le distante dal mondo reale, catapultandosi, di conseguenza, in un mondo fantastico. Per questo De Gregori ha scelto il nome di Alice: la figura chiave della sua canzone doveva richiamare la protagonista del romanzo di Lewis Carroll, evidentemente perché condividono qualcosa.

Così come accade ad Alice di Lewis Carroll, anche nella canzone di De Gregori tante storie si svolgono l’una accanto all’altra ma senza consapevolezza reciproca e, soprattutto, senza che esse possano lasciare il segno su Alice. Alice è inconsapevole: non sa tutto quello che le accade intorno, e probabilmente non le interessa nemmeno. Lei ha un punto di vista alternativo, sogna un mondo diverso, dove le convenzioni non esistono e tutto è rovesciato.

Ma torniamo all’inizio e procediamo con ordine.

Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole
mentre il mondo sta girando senza fretta.

Tutto è apparentemente tranquillo. Forse troppo tranquillo. Sembra una giornata serena, possiamo immaginarci un pomeriggio di sole, in cui una ragazza sta guardando dei gatti in cortile rivolti con lo sguardo verso il sole, e la vita nel mondo procede tranquillamente.

Già qui è possibile intravedere una prima differenza tra Alice (immobile, pensierosa, osservatrice) e il mondo (che invece gira, pur senza fretta).

Irene al quarto piano è lì tranquilla
che si guarda nello specchio e accende un’altra sigaretta.

Ecco che, subito, rimaniamo spiazzati: avevamo appena conosciuto Alice, ed ora si passa ad un altro personaggio. Di Irene ci vengono date informazioni incomplete, frammentarie, che potrebbero essere quelle di cui Alice è a conoscenza, ma non ci viene detto nemmeno se Alice conosce Irene oppure no. Sappiamo solo che Irene si trova al quarto piano di un edificio, da qualche parte nel mondo: in questo momento si sta guardando in uno specchio e, forse in preda allo sconforto, accende l’ennesima sigaretta.

Qui, il guardarsi nello specchio potrebbe anche essere una metafora, per dire che Irene sta riflettendo su se stessa, valutando la sua interiorità. Difatti, Irene la si ritrova poi come protagonista di un’altra canzone di De Gregori (inclusa nello stesso album, Alice non lo sa) intitolata, appunto, Irene: in quella canzone scopriamo che Irene sta pensando al suicidio. E allora capiamo il motivo di quella sigaretta e il suo atteggiamento riflessivo e “tranquillo”, rassegnato.

E Lili Marleen, bella più che mai, sorride e non ti dice la sua età.

Lili Marleen è una canzone tedesca divenuta famosa in tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale e che spesso gli stessi soldati canticchiavano: narra la storia di un soldato che, in diversi momenti durante la guerra, pensa alla sua fidanzata. Qui, forse, Irene sta pensando al grande amore che trasuda da quella canzone, che sembra ancora più bello in confronto alla sua vita sentimentale. Probabilmente Irene si immagina Lili Marleen, protagonista femminile dell’omonima canzone, guardarla sorridente, come se volesse sfidarla, consapevole della sua bellezza inarrivabile. Allora Irene pensa che potrebbe alleviare la sua invidia confrontando le loro età, ma non ottiene risposta; e Irene rimane nella sua depressione.

Ma tutto questo Alice non lo sa.

Con il verso conclusivo della prima strofa, si conclude anche il primo piccolo episodio, che ha visto Irene come protagonista. La storia descritta finora, della quale noi abbiamo una conoscenza assolutamente parziale, è sconosciuta ad Alice. Alice non sa cosa sta facendo Irene, men che meno i motivi che la spingono a comportarsi in quel modo.

Anche nella realtà è così, per tutti noi: è impossibile conoscere esattamente i dettagli della storia di una persona, le cause dei suoi atteggiamenti, i fatti storici. Dunque se si critica De Gregori perché non ci spiega bene come stanno le cose, bisognerebbe prendersela anche con il mondo o Dio o chi per esso, perché ci limitano inesorabilmente ad avere una conoscenza parziale delle cose.

“Ma io non ci sto più”, gridò lo sposo e poi

Inizia il ritornello e veniamo catapultati in un’altra storia, un po’ come succede ad Alice nel racconto di Carroll. Stavolta è successo qualcosa di veramente impensabile: uno sposo non riesce più a trattenersi e davanti a tutti urla di non voler più sposarsi.

tutti pensarono dietro ai cappelli
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto

Difatti, tutti sono increduli e mormorano, nascondendosi dietro i rispettivi cappelli, che evidentemente lo sposo è impazzito o ubriaco. Non c’è alternativa: le convenzioni sociali non lo consentono (questo ci riporta al romanzo di Lewis Carroll, in cui anche Alice si ribella alle convenzioni del mondo degli adulti).

ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
non è così che se ne andrà.

Immediatamente c’è un altro colpo di scena: la sposa è incinta! Ma non dobbiamo preoccuparci per questo, perché lo sposo lo sa (a differenza di Alice che invece “non sa” tutto quello che accade nella canzone), e ha già deciso che per questo non sparirà, non abbandonerà né la sposa né il nascituro. Lui, la ragazza e il loro figlio vivranno comunque l’uno accanto all’altro, anche se non all’interno di una famiglia costituita da un matrimonio ufficiale.

Questo è un esempio di come le alternative ci siano sempre, a dispetto delle convenzioni sociali, delle apparenze, della morale e di tutte quelle “regole” che gli uomini si sono forzatamente attribuiti.

Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole
mentre il sole a poco a poco si avvicina.

La seconda strofa inizia in maniera analoga alla prima: Alice guarda i soliti gatti, ma stavolta i gatti stanno morendo al sole e il sole si sta avvicinando. Qui Alice inizia a fantasticare, esattamente come nel romanzo. I gatti e il sole erano gli unici elementi che mantenevano un contatto tra Alice e il mondo reale, ma ora si stanno comportando in maniera strana, indice che Alice si sta allontanando dalla realtà.

E Cesare perduto nella pioggia
sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina.

Come nella prima strofa, anche qui viene subito introdotto un nuovo personaggio. Piove ed un certo Cesare sta aspettando da tempo una ballerina di cui si è innamorato. Evidentemente Cesare sa dove si trova, perché lì si è dato appuntamento; tuttavia è “perso”, certamente in maniera figurata: è molto innamorato di questa ballerina, ma lei non arriva e Cesare inizia a dubitare di se stesso, perde ogni certezza.

E rimane lì a bagnarsi ancora un po’
e il tram di mezzanotte se ne va.

Nonostante piova ed ormai sia passato molto tempo (talmente tanto che gli è pure passato davanti l’ultimo tram di mezzanotte), Cesare decide di rimanere lì perché non vuole darsi per vinto.

Si scoprirà poi che questo episodio è realmente accaduto ed il protagonista è Cesare Pavese. Un giorno, aspettò invano per molte ore una ballerina che aveva conosciuto in un locale e di cui si era innamorato; le aveva dato appuntamento e, distrattamente, lei aveva accettato. Pavese continuò ad aspettarla talmente a lungo, sotto la pioggia, che rimediò una pleurite e dovette stare a letto per diversi mesi.

Ma tutto questo Alice non lo sa.

Ma, ancora una volta, l’episodio finisce e quanto ci è stato descritto è lontano da Alice, lei non ne è a conoscenza.

“Ma io non ci sto più e i pazzi siete voi”

Riparte il ritornello, riprendendo lo stesso episodio degli sposi già raccontato nel ritornello precedente. Lo sposo grida ancora il suo rifiuto verso il matrimonio, ma stavolta ribalta l’accusa: dichiara che non è lui ad essere pazzo, bensì coloro che vorrebbero rinchiuderlo negli schemi convenzionali e convenienti.

tutti pensarono dietro ai cappelli
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
non è così che se ne andrà.

Terminato il ritornello, la terza strofa si apre come le precedenti.

Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole
mentre il sole fa l’amore con la luna.

Alice continua a fantasticare: stavolta i gatti volteggiano nel sole. Inoltre, con l’avvicinarsi della sera, la luna entra in scena quando c’è ancora il sole nel cielo e i due astri iniziano a stuzzicarsi, a fondersi.

Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello (*)
ma è convinto che sia un portafortuna.

Come prima, si apre un nuovo episodio ma, contrariamente a quanto fatto finora, non ci viene rivelato il nome del protagonista: è un semplice mendicante e, visto che solitamente essi vengono ignorati dalla gente comune, è giusto che anche qui (all’interno di questa canzone) non sia data importanza al suo nome.

Il mendicante è un arabo a cui è stato diagnosticato un cancro, probabilmente alla testa perché lo nasconde indossando un cappello. Evidentemente ha accettato questa triste realtà, a tal punto che ci scherza su, considerandolo come un portafortuna.

Qui bisogna fare una nota a margine. La canzone Alice fu pubblicata nel 1973 e, a quei tempi, ritennero che la parola “cancro” fosse sgradevole da sentire; per questo, nella prima versione pubblicata e inclusa nell’album Alice non lo sa, il verso (*) venne censurato e sostituito con il seguente: “Il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello”.

Non ti chiede mai pane o carità
e un posto per dormire non ce l’ha.

Nonostante il cancro e, forse, nonostante se lo meriti, il mendicante in realtà non elemosina mai niente e non ha un posto comodo per dormire.

Ma tutto questo Alice non lo sa.

Ma, ancora una volta, Alice ignora tutto ciò.

La canzone si conclude con il ritornello, stavolta uguale al primo.

“Ma io non ci sto più”, gridò lo sposo e poi
tutti pensarono dietro ai cappelli
lo sposo è impazzito oppure ha bevuto
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa
non è così che se ne andrà.

Concludendo, possiamo dire che questa canzone è complessa dal punto di vista della composizione testuale e questa sua complessità caratterizza anche i temi affrontati: incoscienza, anticonformismo, ribellione alle convenzioni sociali, libero arbitrio, disillusione, voglia di trovare una realtà alternativa…

Insomma, è una canzone molto importante, un cult fondamentale. Se fosse un libro, sarebbe un grande romanzo di formazione paragonabile a Il Giovane Holden di J. D. Salinger.

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72 pensieri su “Spiegazione del testo di “Alice”, di Francesco De Gregori

    1. La conzone “Lili Marlene” fu ispirata da una figura di donna che si prostituiva in favore dei militari durante l’utima guerra; il personaggio di Cesare è proprio Cesare Pavese, che attese invano una ballerina dalle sei a mezzanotte sotto la pioggia, comprometendo per sempre la sua salute già cagionevoile; lo sposo che urla al matrimonio è invece nientemeno che Giuseppe Garibaldi, che sposò la contessina Rosa Raimondi ma, avendo appreso poco dopo la cerimonia che la sposa era incinta (di un altro) s’infuriò e l’abbandonò di fronte a tuitti gli invitati; Irene non so chi sia, ma certamente c’è anche in lei un riferimento a un personaggio noto.

  1. Sono io che ringrazio te per i complimenti.
    Ho visto che hai un blog “impegnativo”… Ad un primo veloce sguardo, sembra interessante: tornerò a leggerlo appena avrò più tempo.

  2. dopo 30 anni ho finalmente capito due stupende canzoni che mi sono sempre rimaste dentro….una spiegazione molto convincente e competente grazie

    1. Ciao, ti ringrazio per l’apprezzamento!
      Visto che le hai trovate così interessanti, ti consiglio di rimanere sintonizzato su questo blog, perché tra pochi giorni pubblicherò la terza canzone. Non anticipo il titolo perché non voglio rovinare la sorpresa! 😉

    1. Ti ringrazio, Carla. Molto gentile.
      Non preoccuparti, non mi fermo di certo. 🙂
      Come preannunciato, infatti, ho in cantiere la terza canzone. Devo solo trovare il tempo di ultimarla e poi la pubblicherò.
      A presto!

  3. Ciao il Cesare della canzone dovrebbe essere in realtà Cesare Pavesi e l’episodio è accaduto realmente. Bel lavoro !

  4. Complimenti, che bella spiegazione! Mi ero sempre chiesta il significato della canzone di De Gregori, ora ha più senso, grazie!

  5. Complimentoni Andrea!
    Ero alla ricerca della donna cannone e invece ho trovato Alice!
    Sto cercando informazioni su questo personaggio circense che De Gregori ha descritto, ma non si trova nulla di realmente chiaro.
    La storia de “La donna cannone” è chiara, ma quanto al personaggio? Esiste ancora nei circhi secondo te?
    A presto e ancora complimenti!

    Francesco

    1. Ciao Francesco, grazie per i complimenti e per il post nel tuo blog!
      Per quanto riguarda “La donna cannone”, si sa che è stata scritta da De Gregori dopo aver letto un articolo di giornale che raccontava di un circo in difficoltà economiche a causa dell’abbandono improvviso della donna cannone, che costituiva – a quanto pare – la sua attrazione principale.
      Non ho mai trovato un riferimento a quel particolare articolo di giornale, dunque se ne sa poco di quella vicenda. Ad ogni modo, De Gregori ha creato questa stupenda canzone immaginando che la donna cannone fosse scappata dal circo per inseguire un amore.
      Non frequentando l’ambiente del circo, non saprei dirti se questa figura esiste ancora oppure no. Francamente non credo; tuttavia rimane comunque una figura affascinante.

    1. Carlitasss, ti ringrazio per i complimenti ma temo ti deluderò: non penso che analizzerò mai una canzone di Dalla o Mogol.
      Le analisi che hai potuto leggere in questo blog sono la conseguenza di un amore profondo e passionale per queste canzoni. Ciò che ho fatto io non è un mero esercizio di analisi di un testo, è qualcosa di personale che coinvolge i miei sentimenti e che è venuto fuori nel tempo. Queste analisi sono composte da pensieri e riflessioni che sono emersi negli anni, uno alla volta, ascolto dopo ascolto; qui li ho messi insieme e razionalizzati. Temo di non essere in grado di fare analisi di canzoni “a comando”, perché non riuscirebbero altrettanto bene in quanto non riuscirei a trasmettere alcun sentimento.

  6. ciao. bel blog e anche bella parafrasi.
    io l’avevo sempre pensata come te riguardo questa meravigliosa poesia…. poi un giorno risentendola mi è saltato in mente che forse non è altro che una storia raccontata in maniera asincrona. posso darti la mia versione?

  7. analisi molto interessante..!!! Ero alla ricerca di una spiegazione solo perchè giorni fa mi è capitato di parlarne con un’amica. E pur amando De gregori.. dopo tantissimi anni arrivo a delle conclusioni. grazie..

  8. GRAZIE DI CUORE!! Mio padre mi ha trasmesso l’amore per questa canzone e voleva chiamarmi Alice….mi sono sempre sentita molto in sintonia con questo personaggio, con il suo stare nel mondo, ma nel suo mondo…in quello che hai scritto rivedo molte sensazioni vissute nell’ascoltare la canzone. E’ il testo che piu’ mi rappresenta caratterialmente…anche io osservo, ma spesso non so…e a volte come nel mio rapporto con le canzoni di De Gregori, non vado a fondo nella logica di quello che mi ascolto o che mi accade attorno, seguo solo il mio istinto….le sensazioni che provo e creo le mie storie. Se avro’ una bambina un giorno la chiamero’ Alice…augurandole di coltivare la sua fantasia e immaginazione! complimenti per il blog! grazie…

    1. E’ bello sapere quanto una canzone – a insaputa dell’autore – possa influire così tanto su una persona, a tal punto da spingerla a chiamare la figlia come la canzone stessa! A volte, delle piccole cose lasciano in noi una traccia indelebile…

  9. non so… ottima analisi e una canzone che è poesia pura… però secondo me lo sposo potrebbe anche andarsene e lasciare tutto e tutti. “non è così che se andrà” potrebbe essere inteso – non è così che se ne andrà dalla sua libertà – Dopo aver scoperto che la sposa aspetta un figlio, in uno stato confusionale arriva davanti all’altare ma è proprio in quel momento che esplode – io non ci sto più e i pazzi siete voi – e scappa via. Quindi quel – non è così che se ne andrà – è riferito al matrimonio stesso, lui non se ne va insieme al matrimonio, ma rimane libero, anche se in maniera crudele. Io penso che potrebbe essere anche questa una chiave di lettura, certamente è molto più bella e confortante la tua e da ora in poi cercherò di immaginarla in quella chiave, ma Alice sono episodi, immagini e l’ immagine che mi è sempre balzata in testa, nonostante io cerchi l’amore in ogni parola è questa… e comunque in ogni caso… tutto questo Alice non lo sa!

    1. Non avevo mai pensato che il ritornello potesse essere interpretato in un altro modo. In effetti anche la tua interpretazione non fa una piega, però mi sembra molto forzata. Forse la troverei più plausibile se fosse lo sposo a dire che “non è così che se ne andrà”; essendo invece la voce fuori campo a pronunciare queste parole, trovo più naturale interpretarla come ho fatto io…
      Ad ogni modo, Alice non è l’unica a non saperlo… a quanto pare, non lo sappiamo neppure noi con certezza! 😉

    2. Secondo me bisognerebbe fare soprattutto attenzione a quel -E LUI LO SA- perché SOLO lo sposo sa che non se ne andrà e mantiene comunque una lucidità di fondo che gli altri INDIVIDUI dietro ai loro cappelli non possono cogliere perché traspaiono solamente l’impulsività e la spudorata libertà della sua azione , per giunta sarebbe una situazione insolita per un matrimonio; questa spiegazione credo sia più coerente con il resto della canzone per quanto riguarda il significato e lo stile, infatti le azioni di ogni personaggio sono descritte con una semplicità tale che possono essere immaginate come può essere immaginato ciò che accade subito dopo ciò che viene raccontato, non vedo perché si debba andare a cercare una spiegazione contorta dietro questi versi. La specialità di questa canzone non risiede nel significato comunque banale e neanche nell’utilizzo di sotterfugi che “chissà dove vogliono portare” ma nello stile con cui il poeta tesse le sue reti e nell’ essenziale ricchezza di ogni singolo verso. Questo è il mio parere, complimenti comunque per il blog!

  10. Mi dispiace dirti che la tua interpretaione è molto personale, suggestiva direi ma lontana dalla realtà del testo. I vari pezzi di storia che citi, sono in realtà riferimenti biografici e letterari. Un esempio per tutti è quello di Cesare. Il riferimento è a Cesare Pavese che all’età di 16 anni riuscì a strappare un appuntamento ad una ballerina di cui si era invaghito. La aspettò tutta la sera fuori dal teatro, pioveva molto, Pavese si inzuppò e si ammalò di polmonite. La ballerina, inutile dire, non si presentò all’appuntamento. Questo aneddoto è raccontato nella biografia di Pavese che precede un suo libro di cui titolo nn ricordo, all’epoca (1980) edito dagli oscar Mondadori

    1. Non devi dispiacerti che questa sia solamente una mia interpretazione: ne sono pienamente consapevole, tanto è vero che lo ammetto io stesso nella prima frase con cui inizia questo articolo!
      Anche per quanto riguarda l’episodio di Cesare, nel testo spiego chiaramente che appartiene alla biografia di Cesare Pavese (di cui poi racconto pure i dettagli, che hai confermato tu stesso poco fa).
      Francamente, non riesco a cogliere l’essenza della tua critica…

        1. L’avevo notato facendo un giro nel tuo blog… Non può far altro che farmi piacere!
          La stessa arte si basa su un continuo prendere spunti da cose originali, che ci colpiscono, rielaborandole per ottenere qualcosa di diverso che potrà colpire altre persone…

  11. La mia interpretazione della canzone Alice è che si tratta della rappresentazione musicale di un sogno in cui, come spesso avviene, si affollano tante situazioni slegate fra loro. Immagino Francesco svegliarsi, ripassare il sogno appena fatto, accendere la luce e scrivere velocementeil testo per poi metterlo in musica. Ma tutto ciò, anche se fosse vero, non sminuirebbe il valore della canzone, che come molte delle sue canzoni, rimane fortemente evocativa. Non dimentichiamo che le canzoni non sono poesie né racconti né romanzi brevi, ma espressioni musicali il cui valore non sta necessariamente nel loro significato quanto piuttosto in una sorta di impasto o fusione armonica di parole e musica

    1. Concordo pienamente con la tua chiusura. Infatti, quando provo a interpretare pubblicamente qualcosa che mi è piaciuto molto, mi rimane sempre un senso di rimorso per aver tolto un po’ di fascino all’opera. Però, se questo aiuta altre persone ad apprezzarla, credo ne valga la pena.

  12. Ci sono due elementi distintivi, tra il susseguirsi di personaggi di questa splendida canzone: Alice e lo Sposo. Tre strofe per la prima, tre strofe per il secondo.
    Difficile che l’autore non indichi con questo un legame.

    Alice fa tre cose, nell’arco della sua giornata: guarda i gatti, chissà, forse buttando fuori l’occhio da un angolo di finestra, scostando un po’ una tenda, così,
    in maniera un po’ distaccata, pigra, magari con i pensieri da un’altra parte, ma lasciati lì, barattati dal guardare quei gatti, animali molto indipendenti, che sanno costruire affetti un po’ distaccati. Li guarda stiracchiarsi nella mattina, arroventarsi sotto il sole del mezzogiorno, muoversi in controluce nel tramonto. E’ una vista su un cortile estraneo alla realtà, meglio, indifferente alla realtà, forse per scelta, forse per costrizione; ma, come i gatti, senza apparenza di sentimenti, liberi nella loro indipendenza. Di quella realtà non sa di Cesare e del Mendicante, cioè non sa del mondo che c’è fuori. Forse sa dello Sposo, forse i due hanno una storia;
    ma, per scelta o per costrizione, non va oltre quello sguardo distratto; e se lo fa bastare.

    Lo sposo, invece, è più un cane, rimanendo alla metafora degli animali, un cane che urla per la propria libertà, per un matrimonio che non vuole; ma che, nella propria
    “fedeltà” (riferita al modo di essere del cane), accetta, pur a malincuore, la propria responsabilità, donando un padre al nascituro e un motivo d’infelicità alla donna
    che accompagnerà all’altare: l’infelicità è quella inevitabile di un matrimonio non desiderato, forse un amore non più vivo. Dirà un “sì” pieno di ombre, magari lo ha già detto nel corso di questa “strana” giornata, una promessa che lascia presagire una nuova situazione: se ne andrà, forse, un giorno, ma non così, non adesso.

    In mezzo il mondo che ruota e che vive, con i suoi drammi e le sue storie già scritte:
    La Lillì Marlen senza età, attesa invano dal soldato prima della partenza, l’altrettanto inutile attesa del giovane Pavese, Irene forse pronta al suicidio, il mendicante arabo quasi parente de “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello.

    Insomma il mondo, con i suoi drammi e le sue storie, col pezzo di vita che ogni amore porta a vivere; “ma tutto questo Alice”, che sta pigra dietro ai vetri a guardare
    il suo innocuo e tranquillo pezzo di cortile, “non lo sa” .

    1. Non avevo mai prestato attenzione alla presenza dei gatti ma, in effetti, se penso che compaiono ripetutamente nella scena, deduco che De Gregori abbia voluto intendere qualcosa e le tue ipotesi sono molto calzanti.
      Gianmario, ti ringrazio davvero per aver condiviso le tue preziose osservazioni!

  13. Ciao a te,a tutti;
    ho letto con piacevole attenzione la tua personale spiegazione di Alice.Sono tentato ad aggiungere altro ma…dopo aver letto tutti i commenti,come minimo lo trovo superfluo!
    Mi permetto aggiungere una curiosità,appresa di prima mano da Fabrizio,prima di un alterco…ma questa è un’altra storia….Poi un paio di anni fa Cristiano lo ha reso pubblico…quindi…
    Faccio riferimento all’album :RIMMEL,per me stupendo(vedi Storie di Ieri,superlativo…da veggente!).
    I fatti:Fabrizio rimproverava Francesco di lasciarsi andare,di non comporre….(scrivere);
    dopo mesi e mesi di silenzio,Francesco gli fece pervenire(?) RIMMEL,Faber ci restò male,malissimo! Dopo averlo ascoltato in parte,disseNon disse proprio così…ma credo di aver reso l’idea…KAIROS

    1. Mi scuso,si sono perse alcune parole per strada(non comprendo il perchè!)
      RIFO’…..ascoltato in parte disse:…mi ha coperto di fango…Scusa se non rimetto le virgolette,hai visto mai? Ariciao da amogaia*
      * Amo Gaia,il meraviglioso Pianeta su cui,forse immeritatamente poso i miei piedi.
      (spiegazione dovuta)

  14. Adesso ho riascoltato la canzone nella versione con Ligabue. De Gregori lo ricordo dagli esordi e da allora è tra i cantautori che seguo con più interesse. Riguardo il termine “cancro” concordo. Un tempo si usavano termini meno diretti. Mi permetto una confessione che mi farà fare una brutta figura ma pensavo che sotto il cappello si nascondesse una sorta di sostanza cornea, un portafortuna.(corno-cancro-sostanza cornea) Lo sposo sa che il bimbo non è stato concepito con lui e anch’io ho sempre inteso che le nozze non ci sarebbero state. Grazie all’autore ed a tutti.

  15. è impressionante ! come si fa a spiegare un’opera d’arte ? provate un pò a spiegare Il Giardino delle Delizie di Bosch….io, per esempio, non ho mai saputo della censura che ha sostituito “cancro” con “qualcosa” e ho sempre capito che ci fosse qualcosa “dentro” il cappello del mendicante, tenuto in mano o girato alla rovescia sulla strada. non ho mai capito il perchè, visto che si specificava che il mendicante non chiedeva nè pane nè carità e quindi tornavo alla mia convinzione: vuol dire niente ? vuol dire tutto ? non si può spiegare !

    1. Concordo con te nel sostenere che non si può spiegare completamente un’opera d’arte. Quello che si può fare, però, è darne un’interpretazione e spiegare che cosa troviamo di bello in quell’opera, che cosa ci piace e che emozioni ci suscita. Non ci trovo nulla di male, in questo; anzi, lo trovo interessante perché può fornire visioni alternative e spunti per confrontarsi e riflettere insieme.

  16. incredibile quanto ancora debba capire nonostante la mia tarda età…
    e sono appena stata al concerto di Cremona , senza avere capito quasi nulla di Alice eppure mi è sempre parsa chiara e inequivocabile la sua non-storia.
    Grazie , tornerò a leggere ancora perchè sei veramente illuminante !!!

    1. Grazie a te.
      In realtà spesso è anche bello non farsi domande e godere della bellezza di un’opera così come la percepiamo: non è necessario conoscere pistilli, clorofilla, fotosintesi e altre cose, per riuscire ad apprezzare un fiore! 😉

  17. Ciao, carina l’interpretazione di Alice. Volevo aggiungere che il Cesare che aspetta il suo amore ballerina, è lo scrittore Cesare Pavese, che realmente prese una pleurite, aspettando inutilmente una ballerina con la quale aveva appuntamento. Ciao.

  18. Non son per nulla d’accordo

    “Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole
    mentre il mondo sta girando senza fretta.”

    E’ mattino i gatti, appena nati, vedono la luce, E’ il mondo a muovere le cose lentamente e lui le subisce
    Si è giovani, la vita comincia ora e si vivono i primi amori: come quello per Irene che è una donna emancipata per l’epoca (fuma), consapevole di se (specchio) e sogna un amore come quello di Lili Marlene, per la giovane sentinella

    Ma Alice è incinta, lo sposo non ci sta alla convenzione religiosa del matrimonio, ma lui sa del bambino e, quindi, non l’abbandona. Rinunciando all’amore vero (Irene)

    “Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole
    mentre il sole a poco a poco si avvicina.”

    Arriva lo vecchiaia, il tramonto della vita, (il sole si avvicina al suolo) e si comincia pensare alla morte, ma ancora ancora attende invano l’amore vero, come Cesare (Pavese) attendeva la ballerina.

    I tempi sono cambiati e lo sposo può dichiarare che i veri pazzi sono coloro che hanno vissuto secondo le convenzioni. quindi i pazzi sono loro

    “Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole
    mentre il sole fa l’amore con la luna.”

    E’ notte, si è ormai vecchi non si ragiona più: il sole (vita) fa l’amore con la luna (pazzia). Ma ora sono i gatti a girare (è lui a decidere), non più il mondo
    La vecchiaia riporta lo sposo a riconciliarsi con le convenzioni religiose e con gli altri (non dice più che i pazzi sono loro) e per cui, in un certo senso, questa pazzia è una fortuna, un conforto. Come il cancro nel cervello del mendicante che non ha più nulla da chiedere perché sa che è finita.

    Tutto questo alice non lo sa alla fine di ogni periodo vuol dire che Alice non ha mai capito lo sposo ed è quindi lui vissuto da solo.

    1. I gatti potrebbero anche essere i sogni di alice, prima è abbagliata dalla vita, non vede le conseguenze e resta incinta.
      Poi nasce il bambino, invecchia e i sogni di alice muoiono.
      Alla fine nella senilità i sogni di alice prendono il sopravvento e sono loro a “girare” non più il mondo.

  19. rielaboro:

    “Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole
    mentre il mondo sta girando senza fretta.”
    E’ mattino i gatti, appena nati, vedono la luce, E’ il mondo a muovere le cose lentamente e lei le subisce, resta abbagliata dal sole (dalla vita), non si cura delle conseguenze e resta incinta.

    Si è giovani, la vita comincia ora e si vivono i primi amori: come quello per Irene che è una donna emancipata per l’epoca (fuma), consapevole di se (specchio) e sogna un amore come quello di Lili Marlene, per la giovane sentinella

    Ma Alice è incinta, lo sposo non ci sta alla convenzione religiosa del matrimonio, ma lui sa del bambino e, quindi, non l’abbandona. Rinunciando all’amore vero (Irene)

    “Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole
    mentre il sole a poco a poco si avvicina.”
    Arriva lo vecchiaia, il tramonto della vita, (il sole si avvicina al suolo) e si comincia
    I sogni di alice sono morti
    Lo sposo ancora attende invano l’amore vero, come Cesare (Pavese) attendeva la ballerina.
    I tempi sono cambiati e lo sposo può dichiarare che i veri pazzi sono coloro che hanno vissuto secondo le convenzioni. quindi i pazzi sono loro

    “Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole
    mentre il sole fa l’amore con la luna.”

    E’ notte, si è ormai vecchi non si ragiona più: il sole (vita) fa l’amore con la luna (pazzia). Ma ora sono i sogni di Alice a “girare” non più il mondo.

    La vecchiaia riporta lo sposo a riconciliarsi con le convenzioni religiose e con gli altri (non dice più che i pazzi sono loro) e per cui, in un certo senso, questa pazzia è una fortuna, un conforto.
    Come il cancro nel cervello del mendicante che non ha più nulla da chiedere perché sa che è finalmente giunta la fine.

    Tutto questo alice non lo sa alla fine di ogni periodo vuol dire che Alice non ha mai capito lo sposo ed è quindi lui vissuto da solo.

  20. Ho sempre pensato che alice fosse solamente una bambina che si divertiva con poco fantasticando sui gatti che vedeva in cortile, libera da pensieri tristi che la vita porta con sé andando avanti. ovviamente data la giovane età è ignara di tutto quello che la circonda e delle persone magari vicine ma tanto distanti che con l’ andare del tempo hanno dei problemi e non sono felici della loro vita come lo erano da bambini (es. Irene che si guarda allo specchio con qualche ruga in più consapevole di non essere più una ragazzina/ lo sposo infelice che capisce che ormai la più bella età è passata pur non sottraendosi alla vita infelice che secondo lui gli si presenta/ Marlen che è bella ma non dice mai la sua età / il mendicante arabo che ormai sta aspettando solo la fine dei suoi giorni/ cesare che attende ancora il suo vero amore ma non si da x vinto sfidando da tempo la pioggia) . Non so vedo un testo che contrappone le speranze, i sogni e le scoperte Dell’ età adolescenziale alle avversità che poi riserva la vita con l’ invecchiare . Cmq la mia opinione . Ho visto delle altre spiegazioni forse più complesse che ci possono stare ma il bello è che la verità non la sapremo mai 😀

  21. Sto leggendo in questi giorni “Il giovane Holden”, di Salinger, e invece, rispetto a questa meravigliosa canzone di De Gregori, che per me è pura poesia, il libro di Salinger non mi sta entusiasmando.
    Condivido invece la tua interpretazione di “Alice”, per me la bellezza di questo testo consiste nel fatto che in esso si palesa l’essenziale del quotidiano, delle cose semplici, e in questo invece mi ricorda il meraviglioso cantore dell’essenziale, De Saint Exupéry.
    Come diceva lui, “Tutti i grandi sono stati bambini. Ma pochi di essi se ne ricordano.”
    Alice non ha le sovrastrutture degli adulti, e per questo riesce a cogliere ciò che altri non vedono… la poesia.
    Ciao, e grazie 🙂
    Valeria

  22. Grazie mille per questa spiegazione su questa canzone bellissima che m’incuriosiva tanto!
    Che piacere averne una compreensione piu grande 🙂
    Merci beaucoup! Mi scusa gli sbagli in italiano 🙂

  23. Beh, che dire, molti di voii si arrabbieranno per ciò che dico, ma è quello che penso, senza voler offendere alcuno, ma mi pare che si parli solo di ARIA FRITTA! Le canzoni di De Gregori evocano in me sensazioni piacevoli, soprattutto perchè legate a momenti importanti dei miei anni verdi. Rimane però il fatto che certi testi di De Gregori sono bruttissimi e privi di qualunque significato. Mi spiace dire la mia verità, ma sforzarsi di trovare un significato illogico a parole senza nesso mi pare solo “aria fritta”. Dovrebbe essere De Gregori a spiegare che cavolo significano le sue frasi sconnesse, a raccontarci che ci fa un cancro nel cappello di un venditore arabo sbucato dal nulla come un cavolo a merenda, ma, ovviamente, se ne guarda bene e preferisce atteggiarsi ad “intellettuale tenebroso” ed ermetico, lasciando agli altri il compito di scoprire quello che lui stesso non voleva dire!
    De Gregori è certamente un bravo musicista, ma la poesia lasciamola a Dante e a Leopardi, queste, ricordiamolo, sono solo canzonette!

  24. Ciao, bella interpretazione, ieri ascoltavo questa canzone per l’ennesima volta e mi domandavo il senso di alcuni passaggi, però ho un’altra ipotesi sulla parte del ritornello che recita “Ma la sposa aspetta un figlio, e lui lo sa, non è così, che se ne andrà”, ipotesi che peraltro tra i dubbi su quasi tutto il resto della canzone, mi è sempre parsa azzeccata: secondo me lo sposo, sa benissimo che non sarà il matrimonio, a far scomparire il “peccato” ossia la gravidanza. Non sarà il matrimonio a cancellare il figlio che la sposa attende, il segreto condiviso solo dagli sposi rimarrà per sempre (il figlio non è suo? Oppure è stato obbligato a sposarsi dopo il “danno”) e questo giustificherebbe “Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi”… . Ho detto la mia. Ancora tanti complimenti per il blog, illuminante.

  25. Antico ammiratore di De Gregori ho sempre ammirato il suo ermetismo.Ho decifrato da me i testi delle sue poesie,ma sono stato sempre curioso della spiegazione degli altri. La tua coincide con la mia. Ti faccio i complimenti per la tua chiarezza e competenza

  26. Concordo con Misha. Anche io ho sempre interpretato come un rifiuto dello sposo a sposarsi perché la sposa è incinta di un figlio che non sparirà dopo il matrimonio

  27. Apprezzo la rilettura proposta, ma forse aggiungerei – o meglio, modificherei – un piccolo particolare: il ruolo di Alice.
    Alice non la vedo tanto come una ragazza “fuori dalla realtà” perché persa in voli pindarici di chissà quale tipo. La vedrei più che altro come una bambina, che nella sua dovuta ingenuità rimane al di fuori di quelli che possono essere i quotidiani problemi portati dall’esistenza umana: dal suicidio, alle delusioni amorose, fino al cancro.
    Ecco come interpreto il “tutto questo Alice non lo sa”.

  28. Chi mollò la sposa all’uscita dalla chiesa dove si era celebrato il matrimonio, perché nel frattempo era stato informato della gravidanza di un figlio non suo, è Garibaldi. La sposa era la contessina Giuseppina Raimondi
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    1. Non conoscevo l’episodio di Garibaldi. Anche se non credo che De Gregori si riferisse a quello (ma solo lui può saperlo!), ti ringrazio per avermi fatto conoscere qualcosa di nuovo.

  29. Ho sempre pensato che “non è così che se ne andrà” fosse ancora il pensiero di quei “tutti” presenti al matrimonio, come dire “inutile che ora scalpiti, l’ha messa incinta, ne è consapevole e non lo lasceremo andarsene da qui, non gli basterà dire che non vuol più fare la sua parte”…

  30. Veramente esaustiva questa tua spiegazione di un testo con argomenti appena accennati e subito abbandonati, per passare ad altre cose. Per il fatto di essere criptico De Gregori, dal punto di vista delle liriche, negli anni ’70, non mi attraeva. Invece poi l’ho rivalutato anche perchè mi sembra che abbia fatto il liceo classico e letto parecchio. Quando ha scritto “Alice” aveva poco più di 20 anni. Di nuovo grazie, la tua recensione mi ha fatto capire tanto e poi è scritta veramente bene.

  31. Lettura interessantissima, oserei “illuminante”. Personalmente, vi ho ritrovato molto anche la lezione di Pirandello in tutto questo: la vita che non conclude, vicende umane tragiche, futili, comuni, insignificanti, che non hanno un senso o una morale di fondo, accadono e basta, accadono e non se ne sa nulla, oppure notizie confuse, strane, che non chiariscono, non spiegano…Qualcuno fugge lontano da tutto, si astrae, come Alice, oppure esce fuori, come lo sposo, dalle convenzioni, si ribella, e perciò è subito da tutti visto come il pazzo.

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